Quanto ci costano i pirati somali

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Quanto ci costano i pirati somali

11 Febbraio 2011

Gli assalti dei pirati somali nell’Oceano Indiano rischiano di avere pesanti conseguenze sulle forniture di greggio a livello internazionale. Un rischio evidenziato da un reportage della BBC dopo i sequestri negli ultimi giorni di due superpetroliere: l’italiana Savina Caylyn e la greca Irene Sl. Secondo Joe Angelo, dell’International Association of Independent Tanker Owners, il carico della nave greca, 260 mila tonnellate di greggio, è pari al 20 per cernto delle importazioni giornaliere di petrolio degli Stati Uniti.

Un recente studio del think tank statunitense One Earth Future ha evidenziato come la pirateria marittima imponga alla comunità internazionali costi che raggiungono i 12 miliardi di dollari annui, per il 90 per cento attribuiti all’attività dei pirati somali.

Il rapporto considera l’importo dei riscatti (150 milioni di dollari stimati nel 2010), i costi determinati dal fatto che molte navi affrontano rotte alternative, come la circumnavigazione dell’Africa, per evitare le aree dove operano i pirati, con un costo di circa 2,4/ 3 miliardi di dollari annui.

Vi sono poi, sempre a carico degli armatori, i costi assicurativi maggiorati e le spese per acquistare equipaggiamenti di sicurezza e imbarcare guardie private armate. Gli Stati invece sostengono le spese per mantenere nell’Oceano Indiano flotte militari (almeno due dozzine di navi per un costo stimato in almeno un miliardo all’anno) e per finanziare i pochi Paesi che accettano di processare i pirati come Kenya e Seychelles

Anna Bowden, che ha realizzato lo studio Oceans Beyond Piracy ritiene che la stima di dodici miliardi di dollari debba essere rivista al rialzo dopo l’incremento del fenomeno registrato dall’ultimo Rapporto dell’International Maritime Bureau, secondo il quale nel 2010 i pirati nel mondo hanno preso 1.881 ostaggi e sequestrato 53 navi, delle quali 49 al largo delle coste somale con a bordo 1.016 marinai.

Il numero di ostaggi e di navi assaltate è il più alto mai toccato“, ha sottolineato Pottengal Mukundan, direttore dell’istituto, spiegando che i numeri sono “in continuo aumento”. Nelle mani dei pirati somali oggi ci sono 36 navi e 788 membri di equipaggi di varie nazionalità: di queste una ventina è utilizzabile come nave madre per portare al largo i barchini d’assalto. Mezzi che hanno consentito di allargare notevolmente il raggio d’azione dei pirati raggiungendo a sud il Canale di Mozambico e ad est il 72° parallelo dell’Oceano Indiano.

Per l’IMB le misure adottate finora (pattugliamenti marittimi ma senza uso della forza militare contro i pirati e le loro basi) sono destinate a fallire perché “manca un’autorità somala con cui confrontarsi”. Il rapporto evidenzia che al largo della Somalia si concentra il 92 per cento degli attacchi e dei sequestri pirateschi mondiali.

© Guerre di Pace italiane