Quanto ha contato il fattore religione sulla vittoria di Obama?
06 Novembre 2008
Il voto cattolico americano è tornato ai democratici dopo la libera uscita del periodo Reagan e Bush? Sembra proprio di sì e Tim Rutten sul Los Angeles Times scrive che il voto cattolico in America è morto. Nel senso che i vescovi non sarebbero riusciti ad influire in modo consistente sul loro elettorato di riferimento.
In effetti, forse mai come in questa tornata elettorale i vescovi americani sono intervenuti sui doveri dell’elettore cattolico. Al punto che, per esempio, Padre Thomas Euteneuer, presidente di Human Life International, li ha pubblicamente ringraziati per i coraggiosi insegnamenti date ai fedeli.
La Conferenza episcopale ha pubblicato una guida alle elezioni dal titolo Forming Consciences for Faithful Citizenship, ben 50 singoli vescovi (ma qualcuno, più pignolo nel fare i conti, dice addirittura 80) sono intervenuti con dichiarazioni e articoli. Tutti questi molteplici interventi sostenevano che la vita e la famiglia sono il primo criterio di scelta elettorale. Era evidente che in questo modo il voto ad Obama, che aveva sostenuto la legge pro aborto del 1973 e aveva contrastato il blocco dell’aborto a nascita parziale del presidente Bush, diventava quantomeno problematico per un cattolico.
E’ pur vero che durante la campagna elettorale non sono mancati nemmeno gli interventi dei vescovi “liberal”, concentrati soprattutto a criticare il voto “single issue”, ossia incentrato su un unico argomento, l’aborto, sostenendo invece che il cattolico deve tenere presente una serie elementi e non solo quello.
La linea ufficiale della Conferenza episcopale ha però superato questa stessa critica, utilizzando l’argomento degli Intrinsic Evils, vale dire delle azioni che sono assolutamente sbagliate. Non si può paragonare l’aborto, hanno detto, a nessun altro tema sociale e politico, come per esempio la giustizia sociale, la lotta alla povertà o la pace, perché su questi argomenti vi possono essere varie strade di soluzione e il giudizio è rimandato ad una prudente valutazione della coscienza. Ma sulla vita non esiste discrezionalità della coscienza. Un Intrinsic Evil è tale sempre e per sempre.
Quale è stato il risultato di questi interventi dell’episcopato? Una ricerca della Georgetown University sostiene che solo il 18% dei cattolici fa riferimento al magistero per le proprie scelte sociali. Quindi, ben che vada, i vescovi hanno parlato a questo 18%. Siccome i cattolici negli Stati Uniti sono 67 milioni, possono essere stati ascoltati al massimo da 12 milioni di persone. Poco per influire sull’esito. In America, però, il 55% dei cittadini si dice contrario alla sentenza Roe vs Wade con cui è stato inserito l’aborto nella legislazione americana. Come dire che esiste una notevole sensibilità etica su questo tema, al di là dell’appartenenza religiosa. Senz’altro i vescovi si sono rivolti anche a questa platea. Che però non li ha seguiti sul punto fondamentale: attribuire all’aborto il ruolo di criterio chiave delle scelte elettorali. Il caso più tipico, a questo riguardo, concerne l’elettorato ispanico. Esso rappresenta 1/3 di tutti i cattolici americani e più del 50% dei cattolici sotto i 40 anni. Tendenzialmente contrario all’aborto, si è fatto probabilmente guidare però da altri criteri, come per esempio una politica di maggiore apertura alle migrazioni dal Messico e dall’America centrale. Gli exit pools sembrano confermare che la priorità è stata data, in generale, alle problematiche economiche e che le conseguenze della crisi finanziaria hanno avuto la meglio sui temi etici.
I vescovi hanno adoperato argomenti religiosi (il vescovo Robert Finn di Kansas City, ha esortato i cattolici che intendevano votare Obama di prendere in considerazione la loro salvezza eterna) o etici, ma il dato di fatto è che tutto questo non è stato adeguatamente tradotto in chiave politica.
Un sintomo significativo è quanto è avvenuto proprio ieri – 5 novembre – in California. Il 52% contro il 48% dei cittadini californiani ha bocciato il cambiamento dell’articolo della costituzione di quello Stato che stabilisce essere il matrimonio tra un uomo e una donna. E la California è uno Stato in cui Obama è andato alla grande. Anche Arizona e Florida hanno fatto lo stesso, portando a 30 gli Sati che sono tornati alla definizione tradizionale di matrimonio. Ciò significa che c’è una base ampiamente sensibile alle tematiche etiche, che, nonostante tutto, in campagna elettorale non è stata attratta politicamente dal fronte pro vita e pro famiglia. Per contro, una eclettica “religiosità” è stata espressa proprio da Obama, che spesso si è fatto predicatore di valori, generici sì ma valori, e questo può aver catturato molti voti dati cuore.
I vescovi cattolici hanno adoperato queste elezioni americane come banco di prova per la praticabilità politica dei “principi non negoziabili”. Non spettava certamente a loro provvedere a trasformare questo in progetto politico. Sta di fatto che le loro posizioni religiose ed etiche non hanno trovato la forza politica per guadagnarsi una priorità rispetto allo spettro della disoccupazione oppure ad una generica voglia di girare pagina, per molti motivi.