Quanto peseranno il colore e l’età nella sfida tra Obama e McCain?

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Quanto peseranno il colore e l’età nella sfida tra Obama e McCain?

26 Giugno 2008

Conterà più il colore nero della pelle di Obama o il bianco dei capelli di McCain? Mai come in queste presidenziali peseranno il fattore razza e il fattore età. Da una parte, un giovane senatore afro-americano. Dall’altra, un ex veterano di guerra alla soglia dei 72 anni. La settimana scorsa, un sondaggio “Washington Post-ABC” ha indicato alcuni trend e umori sulla questione razziale. Per quasi il 50 per cento degli intervistati, i rapporti interrazziali all’interno della società americana non sono buoni, mentre il 30 per cento ammette di avere pregiudizi legati alla razza. Il 20 per cento, poi, ritiene che Barack Obama presidente “sovrarappresenterebbe” gli interessi della comunità afro-americana. Tuttavia, il mese scorso, un sondaggio commissionato dagli stessi media rilevava che quasi il 90 per cento degli americani si sentirebbero a proprio agio con un presidente di colore. Dal canto suo, John McCain ha più volte promesso che la sua campagna elettorale non utilizzerà the race factor per fini elettorali. Il senatore dell’Arizona ha sottolineato che ad interessare gli elettori “non è l’aspetto di Obama, ma cosa pensa e come si comporta”. 

L’impegno di McCain, tuttavia, non ha impedito a gruppi indipendenti filo-repubblicani di realizzare spot non proprio politicamente corretti. Prima delle primarie in South Dakota, un gruppo denominato “Coalizione contro la retorica anticristiana” ha mandato in onda uno spot in cui Obama, durante un discorso, afferma che gli Stati Uniti “non sono più una nazione cristiana”. In realtà, però, è stato espunto un passaggio dello stesso discorso in cui il senatore dell’Illinois dichiara: “Gli USA non sono soltanto una nazione cristiana”. In Texas, il partito dell’Elefante ha dovuto prendere le distanze da un distributore di gadget politici che vendeva una spilletta con su scritto: “Con Obama presidente, potremo ancora chiamarla Casa Bianca?”. 

A sminuire, statistiche alla mano, il fattore razziale nella scelta di votare o meno Obama è Michael Barone, uno dei massimi esperti del sistema politico americano. Secondo Barone, solo il 6 per cento dell’elettorato non sarebbe disposto a votare Obama in ragione del colore della sua pelle. E sottolinea che, nel 1960, c’erano molti più americani indisponibili ad eleggere John F. Kennedy a causa della sua religione cattolica. Il politologo ricorda, inoltre, che nel 1996 pressoché la totalità dei Repubblicani avrebbe votato per l’afro-americano Colin Powell qualora si fosse candidato contro Bill Clinton. “In realtà”, annota Barone, “quasi tutti gli elettori che non voteranno per Obama lo faranno per le sue posizioni politiche, non per la sua razza”. In campo democratico, però, qualcuno teme l’“effetto Bradley”. Nel 1982, l’afro-americano Tom Bradley si candidò alla carica di governatore della California. I sondaggi lo davano in testa fino alle ultime battute della campagna elettorale. Alla fine dello spoglio, però, Bradley era stato sconfitto. Molti elettori bianchi, infatti, avevano mentito. Intervistati dai sondaggisti avevano espresso la propria preferenza per Bradley. Nel segreto dell’urna, avevano votato per il suo avversario. 

Anche “the age factor” ha un ruolo significativo in questa tornata presidenziale. A fine febbraio, un sondaggio della Gallup ha rilevato che il 20 per cento degli americani considera John McCain troppo vecchio per l’incarico di presidente, anche se il 57 per cento lo riteneva più giovane della sua età effettiva. McCain, che è sopravvissuto a cinque anni di prigionia e ad un tumore della pelle, scherza spesso sui suoi anni. All’inizio della campagna presidenziale, ricorda “The Poltico.com”, un giornalista gli ha fatto notare che molti elettori lo ritengono troppo anziano per la Casa Bianca. McCain non ha risposto alla provocazione e ha fatto finta di appisolarsi come un vecchio assonnato. “Ho più cicatrici di Frankenstein”, ha detto un’altra volta. La migliore risposta alle critiche, d’altronde, McCain la trova in famiglia: sua madre Roberta ha superato i 95 anni ed è ancora in ottima forma. Il senatore dell’Arizona spera di ripercorrere le orme di Ronald Reagan che a 70 anni suonati vinse la Guerra Fredda senza sparare un colpo. Durante la sua presidenza, iniziata quando aveva 69 anni, Reagan sopravvisse ad un attentato e due operazioni, al colon e alla prostata. E che dire del senatore repubblicano Robert Dole? Nel 1996, all’età di 73 anni, concorse alla presidenza contro Clinton. All’epoca, la preoccupazione era che, qualora eletto, morisse prima della fine del mandato. Sono passati 12 anni e tre mandati presidenziali. Bob Dole è vivo e vegeto.