Quartu: 5 arresti nella tangentopoli, stroncato giro di mazzette
10 Dicembre 2016
E’ un terremoto simile a una piccola “tangentopoli” quello che si è abbattuto sul Comune di Quartu Sant’Elena, in provincia di Cagliari. Di un sistema criminale “paragonabile a quello di tangentopoli” parlano i dirigenti della Squadra Mobile del capoluogo sardo che hanno indagato nella operazione “Paese d’Ombre”, su un reato “odioso” se si pensa che è stato “consumato da persone con uno stipendio che litigavano per il pagamento delle commissioni”. Una indagine lunga quasi un anno che è conclusa con l’arresto di 5 persone e una indagata per corruzione e falso ideologico.
In carcere, su ordine del Gip che ha firmato le richieste della misure cautelari del pm, sono finite 4 persone, una imprenditrice 46enne, un sessantenne e un 52enne agenti della polizia municipale di Quartu e due funzionari del Settore Edilizia privata dell’Ufficio tecnico. Tutto ruotava, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, attorno alla imprenditrice, che ‘vantava’ amicizie in Comune per far ottenere ai titolari di una dozzina di appartamenti le concessioni edilizie e l’agibilità. Documenti che non sarebbero mai potuti essere rilasciati perché mai richiesti in tempo.
La donna ci riusciva con la complicità dei due funzionati dell’Ufficio tecnico, che facevano sparire o comparire (a seconda della necessità) false certificazioni, e con quella dei vigili urbani, che non andavano a fare i sopralluoghi. “Tutta l’attività edilizia era totalmente fuori controllo consentendo agli autori dei reati di fare e disfare protetti dallo scudo del condono edilizio”, ha scritto il Gip nell’ordinanza. Nel caos costruito da arte attorno all’ufficioTecnico del Comune ruotava l’illecito.
Approfittando di archivi disastrati, documenti perduti e soprattutto sul condono edilizio la imprenditrice riusciva comunque ad ottenere la documentazione edilizia con sanatorie inattuabili perché trascorsi i termini di legge. Sono due gli episodi accertati dai poliziotti, ma è certo che il sistema funzionasse a pieno regime da tempo: il primo con una mazzetta di 2mila euro, il secondo da 6mila, ripartiti tra i funzionari dell’ufficio tecnico per il 70% e il restante ai vigili che ometteva nodi effettuare i controlli. Ora i cinque devono rispondere di corruzione e falso ideologico, ma l’inchiesta di Quartu potrebbe riservare a breve nuove sorprese.