Quattro leve per superare la crisi e rilanciare l’economia

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Quattro leve per superare la crisi e rilanciare l’economia

18 Novembre 2008

Occhi puntati sul decreto in arrivo. Anche se i Ministri mettono le mani avanti e chiariscono che vincoli europei e prudenza non consentono miracoli, le aspettative di imprese e consumatori sono forti più che mai. Al Ministero dell’Economia e delle Finanze la bozza del decreto fa avanti e indietro da giorni, per recepire i vari punti di intervento. Che, nel rispetto della tabella degli interventi economici fissata nella manovra triennale (DL 112) e – prima ancora – nel programma elettorale del PdL, sono fondamentalmente 4: banche, grandi opere, imprese e famiglie. 

BANCHE – Prima di tutto, la bozza di decreto ha dovuto accogliere l’intervento a sostegno delle banche, che nella sua versione finale verosimilmente dovrebbe prevedere un insieme di misure per rafforzare i parametri patrimoniali delle banche. Più in dettaglio, le banche più bisognose potranno attivare un canale di dialogo con Tesoro e Banca d’Italia, che consentirà loro l’emissione di particolari bond sottoscritti da Via XX Settembre e “richiamabili” dall’emittente.

L’emissione di titoli di debito consentirà in particolare di recuperare liquidità, ed è probabile che, sulla scorta del piano francese, le banche finanziate si dovranno impegnare tanto a erogare un determinato volume minimo di credito alle piccole e medie imprese (PMI) quanto ad adottare un “codice etico” che vieti gli eccessi in punto di bonus e remunerazioni dorate per i manager. Come ha più volte ribadito il Ministro Tremonti, lo scopo dell’aiuto alle banche è infatti quello di sostenere l’economia reale tramite le banche, e non quello di aiutare i banchieri come categoria privilegiata.

Per chi volesse farsi un’idea di cosa è avvenuto oltralpe, si veda il “Code de gouvernance” redatto dall’associazione delle società private francesi (suppergiù l’equivalente francese di Assonime) e preso a modello dal Medef.

GRANDI OPERE – L’intasatissima agenda politica prevede finalmente per venerdì una riunione presso Palazzo Chigi del CIPE, chiamato a “sbloccare” i fondi (16 miliardi di euro circa) per le grandi opere. Da una parte nuovi finanziamenti statali per 7,4 miliardi, nella riprogrammazione dei fondi Fas decisa dalla manovra estiva per 12,7 miliardi complessivi: i quattro quinti circa dei fondi andranno al Sud, con priorità all’autostrada Salerno-Reggio e al Ponte sullo Stretto.

Dall’altra una serie di opere autostradali, in gran parte con risorse private, con piani finanziari già definiti nel 2007, di cui Matteoli prevede di approvare nei prossimi mesi i progetti definitivi e poi avviare i cantieri. Tra queste la Brebemi e la Pedemontana Lombarda.

FAMIGLIE – Sul versante delle famiglie si registrano le maggiori incertezze. Per il momento, infatti, è pressoché certo che il Governo prorogherà la tassazione cedolare secca del 10% sugli straordinari, finora operante in via sperimentale.

Non è noto, invece, se residuerà spazio (e denaro) per ulteriori interventi. E’ soprattutto l’ala cattolica della maggioranza (Giovanardi) a propendere per interventi sulle famiglie. Quasi nessuno crede che vi possa essere un intervento a favore dell’imposizione famigliare (quoziente famigliare) perché la botta sui conti pubblici sarebbe eccessiva nell’immediato. Per la stessa ragione pare da escludere la detassazione della tredicesima. Si susseguono invece le voci su (i) bonus bebé (ii) alleggerimento degli acconti IRPEF, interventi cioè graduabili secondo diverse intensità e dunque compatibili con le ristrettezze di bilancio.

IMPRESE – Sul quadrante delle imprese, non dovrebbero mancare novità rilevanti. Molto atteso è un intervento normativo che stabilisca la deducibilità dell’IRAP dalla base imponibile IRES. Oltre a essere reclamata da tempo dalla base confindustriale, si tratta in larga parte di una misura “dovuta”. Da tempo, infatti, è attesa una micidiale sentenza della Corte Costituzionale che dovrebbe dichiarare incostituzionale l’IRAP nella parte in cui non è deducibile dalla base imponibile IRES.

Non è ancora noto se il Governo accondiscenderà alle richieste degli industriali di alleggerire gli acconti IRES e IRAP.

E’ certo, peraltro, che al Tesoro non piace l’attuale regime di indeducibilità IRES degli interessi passivi, scomoda eredità della gestione Visco, criticatissima soprattutto dalle società che debbono fare ricorso al finanziamento da terzi per la propria attività. Lo smantellamento della norma in questione (l’art. 96 del testo unico delle imposte sui redditi) non è in dubbio, ma a decretare la sua sorte sarà soprattutto il denaro in cassa: tagliare la norma costa, e per il Tesoro in questo momento è vitale non perdere soldi per strada.

Molto atteso – è nel programma elettorale PdL – l’intervento sull’IVA (IVA pagata all’Erario non più per “competenza”, ma solo al momento dell’incasso). I tecnici, peraltro, sottolineano che qualche impaccio potrebbe derivare dalla normativa comunitaria, che lascia poca libertà sul punto. E’ probabile, dunque, che un eventuale intervento sull’IVA interesserà soprattutto le PMI.