Quegli indignati speciali con gli occhi chiusi sulla realtà
12 Agosto 2014
di Ronin
Avanza un nuovo tipo di giornalista (e di politico): l’indignato speciale. Per costui il problema e’ sempre altrove. Non nel fatto che le aziende evitino di assumere per mille vincoli compreso l’articolo 18. Non che le spiagge e i quartieri delle grandi città italiane siano pieni di stranieri – farsi un giro nella Roma agostana di Marino – decisi a venderti di tutto (e non sia mai chiedersi la provenienza di tale mercanzia o se i venditori abbiano regolare permesso di soggiorno).
No. Per l’indignato speciale – di cui non si fatica a trovare l’origine in certa sinistra benaltrista – questi sono falsi problemi, questioni ormai logore che non esistono più. Per cui se il ministro Alfano annuncia lotta dura contro la contraffazione e promette vacanze più vivibili, e’ razzista. Se il Nuovo Centrodestra propone di andare definitivamente oltre la logica dell’articolo 18 in modo da allargare la possibilità di assumere e poter riassorbire il precariato, apriti cielo, vuole cancellare le tutele contro i licenziamenti discriminatori.
Ma chiedetelo ai giovani se sanno cos’è l’articolo 18 e cosa preferirebbero avere tra le vecchie tutele e un nuovo lavoro. Chiedetelo alla signora sotto l’ombrellone come li chiama i "venditori extracomunitari di merce contraffatta". E’ tipico della sinistra pretendere di non vedere problemi che non sa o non vuole risolvere e, se proprio non può girarsi dall’altra parte, cambiarne il nome. Detto ciò bisogna pure comprenderli, gli indignati speciali: in certe spiagge radical chic dove si attovagliano godendo fino all’ultimo giorno di ferie retribuite, i "vu cumprà" mica li vedono. Ci hanno già pensato i solerti bagnini del lido a cacciarli via.