Quei marinai iraniani che hanno saltato la “Cortina di Hormuz”
10 Gennaio 2012
E va bene la prima volta, può essere un gesto di bon ton diplomatico. Un modo per stemperare l’escalation mediatica sullo Stretto di Hormuz e di applicare la dottrina Zakaria: l’Iran non è mai stato così debole economicamente e per questo non è il momento di ingaggiarlo militarmente.
Fatto sta che pochi giorni fa un cacciatorpediniere del gruppo navale che fa capo alla portaerei americana Stennis mette in salvo 13 marinai iraniani prigionieri dei pirati – "una buona azione degli americani", deve ammettere a denti stretti il ministro degli esteri di Teheran. Mentre la mullocrazia tira fuori il petto e scopre nuovi siti nucleari, Obama che fa? Ordina un’operazione dal sapore beffardo come quella che abbiamo appena descritto.
La seconda volta però c’è puzza di bruciato. Ieri, di nuovo, una motovedetta americana soccorre un sambuco (esistono ancora) iraniano che aveva lanciato razzi luminosi per chiedere aiuto. Fonti americane riferiscono che sono stati tratti in salvo 4 uomini che si trovavano già sulle zattere di salvataggio e 2 sulla imbarcazione carica di legno dov’era scoppiato un incendio. Nel giorno in cui le pose antimperialistiche della coppia Ahmadinejad-Chavez sono apparse più detestabili ("Loco" ha scherzato su una guerra nucleare), è una buona notizia. Anche se la nostra speranza è un’altra, che questi salvataggi un giorno vengano letti come come tanti piccoli "Caccia a Ottobre Rosso".
Nel capolavoro di Clancy gli americani salvano un equipaggio sovietico, o almeno questa è la versione ufficiale che viene offerta alla stampa. La verità è che il comandante del sottomarino russo e i suoi uomini avevano deciso di saltare la cortina di ferro, disertare e scegliere la libertà. Insomma, sarebbe bello vedere altri marinai e militari iraniani "salvati" sempre più spesso dagli americani. Allora potremmo dare ragione perfino a Zakaria.