Quei ministri in pullover sono solo un altro cedimento a Grillo

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Quei ministri in pullover sono solo un altro cedimento a Grillo

13 Maggio 2013

Non so se capita anche a voi, ma a me certe immagini suonano più eloquenti di mille pagine scritte o cento frasi urlate al vento. Si tratta soltanto di supposizioni e suggestioni, evidentemente; tuttavia l’intensità è tale che, talvolta, finiscono per infastidirmi e anche molto più di quanto lo sia un’offesa o un insulto verbale.

Mi perdoneranno gli interessati, ma ciò mi sta succedendo anche in questi ultimi giorni sfogliando i quotidiani e leggendo su internet le notizie sul ritiro del Governo Letta presso l’abbazia di Sarteano. Vedere i ministri lasciare Palazzo Chigi tutti rigorosamente senza cravatta, con pullover, e seduti in fila sul pulmino grigio, è un’immagine che m’indispettisce. Rispondetemi per favore: secondo voi, perché quel ritiro e perché in quella maniera? Mi dite, sinceramente, cosa ne pensate?

Intanto vi dico la mia: Grillo e il suo «grillismo» ha rimbecillito tutti. Non è bastato quel teatrino di Bersani nel mitico incontro alla “Ballarò” con i Cinquestelle, che ora si persevera nella fiction della “democrazia diretta” invocata da Beppe Grillo e dal guru Casaleggio.

Lo trovo pessimamente assurdo tutto questo. Ma veramente si vuole credere, come Grillo sbraita, che per riconquistarsi fiducia e credibilità la Politica debba svestire la cravatta e pagare alla romana? Chi lo crede dimostra quanto di trovarsi lontano dalla realtà vissuta dai cittadini. La gente, le famiglie attendono risposte ai problemi del vivere quotidiano.

Se fino ad ieri a contestare erano i figli perché non trovavano lavoro, adesso sono anche i padri a trovare difficoltà nel conservare il posto di lavoro. I nonni non ce la fanno più a mantenere i figlie i figli dei loro figli, tra tasse e mille altri balzelli da pagare. Le imprese chiudono, gli imprenditori preferiscono appendersi a una ‘corda’ piuttosto che arrendersi alla mortificazione di non poter andare avanti eonorare i propri impegni. I giovani hanno smesso di sognare, di fare progetti per il futuro; chi se la passa meglio riesce a fare programmi di vita per un mese: oltre, chi vivrà vedrà.

In tutto questo caos esistenziale, francamente innervosisce e indispettisce guardare la Tv trasmettere la telenovela del governo che va in ritiro. Senza offesa per le associazioni cattoliche – mi sento autorizzato a dirlo perché impegnato in parrocchia –, piuttosto che animare incontri oratoriali, il boy scout Letta farebbe meglio a convocare più consigli dei ministri portando al tavolo proposte di soluzioni su cui discutere per risolvere questioni come la disoccupazione giovanile, la cassa integrazione darifinanziare e le tasse troppo alte che asfissiano consumi ed economia. Non è tempo di ritiro, ma… di andare avanti e mandare avanti l’azienda Italia.