Quei pionieri d’Abruzzo alla scoperta dell’Himalaya
04 Aprile 2011
L’Abruzzo, pioniere alla scoperta dei monti dell’Himalaya. Il Progetto “Earth Mater” coinvolge un’equipe di “spiriti avventurosi” suddivisi in due squadre di ricerca e d’azione nei campi disciplinari coinvolti: l’alpinismo e l’antropologia e racchiude in sé una molteplicità di scopi ed un significato culturale intrinseco e simbolico molto profondo, alla base d’importanti operazioni di “peace building” fra i popoli. Tutto è iniziato nel 2008, anno in cui nella cornice del progetto “Saxum Expedition – East Greenland”, si partì in missione esplorativa, alle volte delle regioni artiche della Groenlandia Orientale, animati dallo spirito di condurre una studio etno- antropologico sugli “Inuit- il popolo dal lungo inverno” in grado di vivere nelle regioni artiche in condizioni“estreme”. Il filo conduttore tra i due progetti è la realizzazione dell’unione e della pace fra i popoli “laddove la terra tocca il cielo”.
Con questo intento il progetto si rimette in moto nuovamente, con nuova linfa, la destinazione è l’Himalaya e la popolazione sotto la lente d’ingrandimento è quella degli “Sherpa” insediata fra i suoi monti. Il Presidente del Consiglio Regionale Nazario Pagano sottolinea la grandissima opportunità che la spedizione “Earth Mater” rappresenta per la nostra regione: “questa iniziativa porta con sè un significato profondo che non è solo scientifico-sportivo, ma anche commemorativo e culturale”. L’idea-scintilla di coniugare in un’unica missione “l’amore per la natura ed un messaggio utile per l’umanità”, reale senso di quest’avventura, è nata assieme al capo spedizione settore-alpinisti Davide Peluzzi. Sulla vetta dell’Himalaya verrà collocata simbolicamente una pietra miliare con immortalati i versi del nostro Vate D’Annunzio: “Ora la pietra è figlia della luce”, al contempo verrà presa dall’Himalaya stessa, una “pietra epitaffio” della spedizione alpinistica da porre nel Complesso Museale “Il Vittoriale”, cittadella monumentale del “vivere inimitabile” dannunziano.
La gestualità simbolica dell’interscambio “Gran Sasso–Himalaya” manifesta la volontà di un’interazione ancor più profonda, quella“ fra popoli e territori”, di un possibile gemellaggio fra la nostra terra d’Abruzzo e gli altri popoli sparsi per il mondo, dalle culture ed etnie differenti e variegate. Questa “apertura al mondo”, a realtà anche molto differenti e distanti dalla nostra, è particolarmente significativa se proiettata nell’attuale momento storico in cui si festeggiano i centocinquanta anni di unità della nostra “Bella Italia”. Sotto l’aspetto operativo, la durata della missione è di un mese, il progetto di ricerca è finalizzato ad esplorare la natura, gli ambienti, ed a scoprire l’essenza degli uomini che popolano le regioni dell’Himalaya. La destinazione da raggiungere è la valle alta a sud-ovest dell’Everest, dove esistono ancora montagne senza nome. I campi di studio sono molteplici: l’analisi antropologico-genetica, lo studio di fisica primordiale della natura e l’interscambio culturale. Questo progetto interdisciplinare è particolarmente ambizioso e darà all’Abruzzo grandi soddisfazioni, oltre ad una meritata collocazione nel panorama della ricerca scientifica, etnografica ed antropologica a livello internazionale.