Quel “bullo” di Brown che sogna una improbabile riscossa laburista
23 Febbraio 2010
“Un libro con sorprendenti rivelazioni”. Era il 31 gennaio scorso quando il Mail on Sunday riportava le prime indiscrezioni sul libro “The end of the party” che racconta i retroscena del primo ministro inglese Gordon Brown. Da subito si è accesa l’attenzione sul contenuto del volume, scritto dal giornalista dell’Observer Andrew Rawnsley, che prometteva sfaceli e rivelazioni inedite.
Il libro, che sarà in vendita il primo marzo, ha già fatto parlare parecchio, soprattutto dopo un’anticipazione pubblicata proprio dall’Observer. Secondo Rawnsley il premier britannico avrebbe degli attacchi di collera così forti da far temere a chi gli sta intorno che possa diventare violento. Sempre secondo le ricostruzioni dell’autore del libro, perfino il segretario di Gabinetto Sir Gus O’Donnell avrebbe indagato sulla condotta del primo ministro e avrebbe poi deciso di parlargli per farlo calmare.
Le 816 pagine del libro, insomma, sono un ritratto inedito e impietoso del premier inglese, spesso accusato dalla stampa britannica e dal suo partito di scarso carisma e deboli capacità comunicative, ma mai di reazioni colleriche. Il racconto ha provocato subito la replica dell’ufficio stampa di Brown, che ha smentito le accuse definite “prive di fondamento”. Il ministro delle Attività produttive, Peter Mandelson, ha dichiarato che sebbene Brown sia “molto esigente” e “sa quello che vuole”, non ha mai trattato male nessuno. E in serata, a placare le voci incontrollate sulla sua presunta irascibilità, è intervenuto lo stesso premier laburista con un’intervista al canale televisivo Channel 4, nella quale ha detto: “Non ho mai picchiato nessuno in tutta la mia vita. Mi arrabbio con me stesso, butto i giornali per terra e cose simili”.
Come se non bastasse, Chris Patt, responsabile del National Bullying Helpline, organizzazione che si occupa di bullismo, ha rivelato di aver ricevuto alcune telefonate di denuncia da parte di dipendenti di Downing Street che denunciavano di lavorare in condizioni stressanti. Una confessione troppo confidenziale che ha portato alle dimissioni il professor Cary Cooper, uno dei massimi esperti nella lotta agli abusi sul posto di lavoro. Cooper si è dimesso dal comitato dei garanti della National Bullying Helpline per protestare contro le rivelazioni di Chris Pratt, che violano “la riservatezza, una delle cose più importanti per una linea telefonica amica o di un servizio di assistenza”.
La tempesta di rivelazioni e controrepliche sembra non essere finita. Il leader dell’opposizione, il conservatore David Cameron, ha chiesto l’apertura di un’inchiesta nei confronti di Brown per chiarire le accuse sul suo comportamento.
E’ di sicuro un ulteriore colpo basso per la popolarità del primo ministro che da mesi sta cercando di risalire la china in vista delle elezioni politiche di maggio. Se la sua immagine è stata compromessa viceversa può tirare un sospiro di sollievo per il calo nei sondaggi dei Tory. Secondo gli ultimi dati pubblicati dal Sunday Times, il partito conservatore guidato da Cameron riduce a sei i punti lo scarto con i Tory, sebbene sia sempre dato per favorito.
Le prospettive politiche inglesi, però, vanno oltre i numeri dei sondaggi. Sabato è partita la riscossa laburista in vista delle elezioni di primavera. Il premier Gordon Brown ha chiesto agli elettori di rinnovare la fiducia al Labour e lo ha fatto promettendo di uscire rapidamente dalla crisi e “un futuro giusto per tutti”, come recita il nuovo slogan della campagna elettorale. Parlando allo stato maggiore del suo partito a Coventry, Brown ha lanciato così la sua “Operation Fightback”, l’operazione riscossa, ammettendo con un sorriso di non essere perfetto. “So che il Labour non ha fatto tutto bene in questi anni. E so anche che non sono perfetto. Ma sono consapevole delle mie origini, di quello che rappresentiamo, e quello che voglio”. Brown punterà molto sugli elettori indecisi e ha salutato il suo partito come il vero “innovatore” piuttosto che “il tocco fuori dal conservatorismo” di Cameron.
Le elezioni politiche inglesi si terranno probabilmente il 6 maggio prossimo, anche se la data ufficiale non è ancora stata comunicata e il partito laburista è dato perdente in tutti i sondaggi. La strada per la vittoria del New Labour è ancora lunga e a quanto pare anche molto accidentata.