Quel cadere sempre in piedi di Giovanna Melandri

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Quel cadere sempre in piedi di Giovanna Melandri

20 Ottobre 2012

“Un problema stilisticamente complicato da digerire”. E’ Nichi Vendola a parlare, leader di Sel, governatore in pectore della Puglia e candidato (da sinistra-sinistra, ndr) alla primarie del centro-sinistra del prossimo fine autunno. E ancora: "Scelta opaca”. Giulia Rodano, Italia dei Valori.

Tema, la nomina di Giovanna Melandri – esponente del Partito democratico ‘auto-rottamatasi’ qualche giorno or sono da qualsivoglia neo-incarico parlamentare per la prossima legislatura, nonché prima animatrice della Uman Foundation, nata per connettere l’Italia "con la filantropia internazionale e promuovere un capitalismo più umano” (sic!) – a presidente del Maxxi, il museo delle Arti del XXI secolo di Roma.

Critiche e obiezioni, dunque. E non solo da destra. Anzi. Anche a sinistra e nei relativi quotidiani d’area. Per informazioni, rivolgersi a Filippo Ceccarelli, autore di un bell’editoriale – uscito quest’oggi, venerdì 19 ottobre, su La Repubblica – dal titolo ‘La Melandri rottamata e riciclata’. “Magari farà benissimo, ma forse non se lo meritava”, sostiene Ceccarelli. Come dargli torto. Non se lo meritava. Personaggi come l’ex ministro dei Beni Culturali, infatti, parrebbero essere – anzi: sono, meglio il verbo essere al presente indicativo – quegli esemplari tipici del cadere sempre in piedi, diretta derivazione di quel vecchio e stantio adagio secondo cui “chiusa una porta s’apre un portone”. Un portone chiamato Maxxi, questa volta. Nonostante meriti (eufemisticamente) tutti da dimostrare.

Melandri ha provato a difendersi, a contrattaccare sempre dalle colonne de La Repubblica nel corso di un’intervista rilasciata a Giovanna Casadio e Annalisa Cuzzocrea: “Ma quale paracadute, io ora sono un tecnico”, perché “il Maxxi nasce grazie a una mia scelta da ministro del 1999”. Nessun cambio di rotta, poi, a seguito delle polemiche innescatesi sui media (e sui social network, ndr) in queste ore: “Non ci penso nemmeno!”, è stata la sua immediata e lapidaria risposta.  Insomma, l’idea di rinunciare all’incarico – s’è invece appena dimessa da parlamentare, ndr – non le è transitata neppure dall’anticamera del cervello. Nessuna ragione di non opportunità, quindi: “Nominarmi ha un senso istituzionale per la mia storia, la mia competenza”.

Ma il punto della quaestio risiede proprio in detto assunto: siamo davvero sicuri che Giovanna Melandri – per storia e preparazione personale – sia idonea a guidare un polo museale dell’importanza del Maxxi di Roma? In altre parole, basta aver aver approvato, al tempo, il progetto per divenirne 13 anni più tardi presidente? A nostro modestissimo avviso no. Ciò, evidentemente, non è (affatto) sufficiente. Serve una competenza professionale assoluta, per dirigere il Maxi. Serve il più bravo/la più brava. E Giovanna Melandri, spiace dirlo, non può essere considerata tale.

di Eugenio Del Vecchio