Quel caporale di 23 anni che su Facebook scriveva “la guerra è un lavoro sporco ma qualcuno deve farlo”

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Quel caporale di 23 anni che su Facebook scriveva “la guerra è un lavoro sporco ma qualcuno deve farlo”

14 Luglio 2009

L’Italia paga con un’altra vita il proprio impegno militare in Afghanistan. Il caporal maggiore Alessandro Di Lisio è rimasto ucciso e altri tre soldati sono rimasti feriti in un attentato, a circa 50 chilometri da Farah.

La pattuglia di paracadutisti della Folgore e del Primo Reggimento Bersaglieri è stata investita dall’esplosione di una bomba lungo la strada, nella zona occidentale del Paese.

Secondo le informazioni diffuse dallo Stato maggiore della Difesa, Di Lisio e gli altri tre militari facevano parte di un team specializzato nella bonifica delle strade da ordigni esplosivi e stavano “ripulendo” la strada, prima del passaggio dei convogli militari. La pattuglia era composta da due blindati Lince e da un Coguar, un mezzo dotato di particolari protezioni antimina. Tuttavia, l’esplosione del “Led” (Improvised Explosive Devide) è stata molto violenta – ha una potenza superiore a quella di bombe analoghe utilizzate in passato – ed ha causato la morte di uno dei soldati.

Il caporal maggiore Di Lisio, 25enne di Campobasso in missione in Afghanistan da quattro mesi, è deceduto per le ferite riportate, poco dopo essere giunto all’ospedale militare di Farah.

Fonti del contingente italiano a Herat hanno confermato, intanto, che “nessuno dei tre militari italiani feriti è in pericolo di vita” e che sono in corso gli interventi medici all’ospedale da campo americano.

I mezzi e gli uomini coinvolti nell’attacco erano diretti a una caserma afghana a Farah. Il rinforzo era stato chiesto dalle forze armate locali che, sotto costante attacco dei ribelli, non riuscivano a completare i lavori di costruzione della struttura.

Disperato e incredulo Nunzio Di Lisio, il padre del militare deceduto. "Non posso crederci, non è vero, forse è uno scherzo?", sono state le uniche parole rivolte al sindaco di Oratino (paese dove viveva il soldato con la famiglia), Orlando Iannotti, appena appresa la notizia.

Si è detto “addolorato” il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale ha ricordato che c’è “comprensione e condivisione nell’opinione pubblica italiana” nel portare avanti l’impegno in Afghanistan.

Il premier Silvio Berlusconi ha racchiuso in una nota il proprio personale cordoglio e quello del governo, sottolineando anche “la necessità e l’importanza della missione di pace in Afghanistan per la stabilità di un’area strategica”.

L’Aula della Camera ha osservato, invece, un minuto di silenzio dopo che il presidente Gianfranco Fini ha dato notizia dell’attentato, annunciando che il governo riferirà alle Camere appena avrà informazioni più compiute su quanto accaduto.

La Procura di Roma ha intanto aperto un’inchiesta per omicidio, tentato omicidio e attentato per finalità terroristiche.

Dall’inizio della missione, nel 2004, l’Italia ha schierato in Afghanistan circa 2.800 militari, distribuiti nella capitale Kabul e a Herat, nella parte orientale del Paese. Altri 500 ne ha inviati per le prossime elezioni. E con l’attentato di oggi sono quattordici i militari deceduti.

Il caporal maggiore Di Lisio aveva un profilo sul social network Facebook. Il suo ultimo messaggio è datato 8 luglio, ore 19,45: “La guerra è un lavoro sporco… ma qualcuno dovrà pur farla…”.