Quel carabiniere ha fatto solo il suo dovere
01 Marzo 2012
Il carabiniere nella testuggine che non reagisce agli insulti di un fessacchiotto qualsiasi? Un eroe della Benemerita, degno di una medaglia d’oro al valor civile. Il comandante De Falco, la cui voce nelle tragiche ore del naufragio della Concordia fece drizzare la schiena all’Italia inginocchiata dallo spread? Un eroe della marineria, uomo tutto d’un pezzo, simbolo del Paese migliore. Daniele De Rossi, centrocampista della Roma, che in una partita con il Messina ammise di aver fatto gol sfiorando la palla con la mano? Che mito, diamogli il premio fair play.
Per non dire di quella vanagloriosa retorica su "gli eroi di ogni giorno", che la mattina si alzano presto e vanno al lavoro per sfamare i pargoli e la vecchia nonna, tanti supereroi con superproblemi che non hanno nulla a che fare con la schifosa politica corrotta e il bunga bunga. Gli eroi del No B-Day, i gloriosi operai alla Mary Epifania in una scena di "Italy love it or leave it" o meglio ancora il Luigi delle Bicocche protagonista di una canzone di Caparezza.
Giornali, cinema, televisione, cultura pop, sfornano eroi di carta a ripetizione, nonostante i diretti interessati – persone normali – si guardano bene dal dar credito a questa bisboccia. Così ha fatto il carabiniere in Val di Sua, evidentemente ben addestrato, spiegando che il suo non è stato un atto di eroismo. Così il comandate De Falco, eroe per tutti tranne che per se stesso. Il giornalista anti-mafia Giovanni Tizian ha scritto sul suo blog: "non sono né un eroe, né un simbolo. Faccio la mia parte". Perché di questo si tratta, interpretare nel miglior modo possibile il nostro ruolo. Si chiama spirito di servizio, sarà pure noioso ma almeno non è ridicolo come venir rappresentati alla stregua di rodomonti che (non) entreranno (mai) nella memoria dei posteri.
Gli eroi dell’Italia di oggi sono Falcone e Borsellino o i caduti di Nassiriya, ma la macchina mediatica li confonde e ne impoverisce il ricordo con altri fantasmi girevoli, spogliando la realtà della verità e raccontandola con un plus di straordinario coraggio, anche quando non ce n’è bisogno. La cosa più grave però è un’altra. Se passa il concetto, eticamente fragile, che puoi crederti il migliore del mondo solo perché hai fatto quello che dovevi (per esempio ammettere di aver segnato un gol irregolare), allora tutti gli schemi tradizionali saltano, i nostri sono davvero valori di plastica, come di cartapesta, quasi sempre, appaiono i miti e gli eroi quando li si guarda in controluce.