Quel colpo di fulmine tra Obama e il Presidente Napolitano
26 Maggio 2010
Sembra che ci sia un feeling politico particolare fra Barack Obama e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ieri si sono incontrati per una "visita di lavoro" alla Casa Bianca, al riparo da giornalisti e fotografi. L’appuntamento, durato 45 minuti, è stato interpretato in molteplici modi dalla stampa: qualcuno ha spiegato che Obama ha bisogno di corteggiare l’elettorato italo-americano in vista delle rognose elezioni di mid-term, altri che l’Italia è tornata alla sua tradizionale politica euro-atlantica dopo gli anni della relazione speciale fra Bush e Berlusconi ("il presidente americano", ha detto Napolitano "ha confermato l’interesse degli Stati Uniti per una Europa sempre più unita"), altri ancora che in ballo c’era la legge sulle intercettazioni e un certo malumore di Washington verso la sua approvazione. E’ finita con grande cordialità e un invito rivolto al Presidente Usa di partecipare alle celebrazioni per il 150ennale dell’Unità d’Italia.
La scintilla fra Obama e Napolitano era scoppiata al G8 dell’Aquila, quando il Presidente Usa aveva speso parole piene di rispetto per Giorgio "l’Americano", come veniva chiamato Napolitano durante l’ultima fase della Guerra Fredda, quando fu sdoganato dall’amministrazione Carter compiendo il primo viaggio di un leader comunista negli States. Era l’epoca in cui Napolitano rappresentava la destra del PCI, in odor di socialdemocrazia e critica verso l’ortodossia dell’allora segretario Berlinguer. Oggi, per un "socialista" come Barack Obama, non c’è figura di statista migliore del Presidente della Repubblica italiana per riannodare i fili delle relazioni euroatlantiche, che vuol dire una Unione più forte e coesa, pronta a soccorrere economicamente i Paesi in difficoltà e impegnata con i propri militari Nato in tanti scenari di guerra, dai Balcani al Medio Oriente fino all’Afghanistan.
"Spero che l’incontro renda anche più chiaro l’orientamento del nostro Paese," ha detto Napolitano, "che governo a parlamento stanno seguendo in questo momento molto difficile per l’Europa, per consolidare le relazioni con Washington dell’Unione di cui facciamo parte e di cui siamo stati Paese fondatore". I maligni osservano che la tempestività con cui è stato approntato l’incontro testimonierebbe una certa preferenza di Obama verso la più alta carica dello Stato italiano rispetto al premier. Dalla "abbronzatura" del Presidente all’amico Putin, per finire con le gaffes del capo della Protezione Civile Bertolaso, la Casa Bianca a volte è sembrata un po’ titubante verso il Cavaliere e il genere di rapporti da stabilire con l’Italia. La visita di Napolitano, dunque, potrebbe anche essere servita a trovare un interlocutore parallelo, ma non alternativo, al premier. Formalmente, però, nulla sembra dare a vederlo. Napolitano ha espresso a Obama "i sentimenti di amicizia e di ammirazione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi" e l’inquilino della Casa Bianca ha ricambiato.
Tra ieri e oggi il Presidente della Repubblica ha reso omaggio a un Paese, gli Stati Uniti, che a suo tempo Napolitano comprese sarebbero usciti vincitori nello scontro globale con il Comunismo. Una nazione che, per chi ragiona in termini di progressismo e di riformismo democratico, è la realizzazione in terra di tutto quello che rimase appeso alle utopie della sinistra che guardava a Mosca come a un alleato duraturo. "Sono qui," ha detto Napolitano prima di incontrare Obama, "con il proposito forte, frutto più che mai delle mie riflessioni e delle mie responsabilità, di riaffermare il ruolo primario delle relazioni transatlantiche anche in un mondo in cui gli equilibri sono radicalmante cambiati e in cui il baricentro si va via via allontanando dall’Europa". Durante il colloquio nella Sala Ovale, Obama ha ricordato i caduti italiani in Afghanistan esprimendo cordoglio ai familiari delle vittime e apprezzamento per il contributo italiano. "L’ho ringraziato," il commento di Napolitano, "ed ho aggiunto che in Italia dopo queste gravi perdite non c’è stata speculazione politica né è stata rimessa in discussione la partecipazione alla missione. Ho riferito anche le impressioni riportate durante le mie recenti missioni in Turchia e in Siria. Mi pare ci sia molta attenzione per il contributo dell’Italia".