Quel finale “troppo cristiano” di Lost che non è piaciuto ai giornali liberal

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Quel finale “troppo cristiano” di Lost che non è piaciuto ai giornali liberal

30 Maggio 2010

L’ultimo episodio di Lost, la serie americana divenuta un cult negli ultimi sei anni, è andato in onda lunedì scorso in contemporanea con le televisioni d’Oltreoceano. In Italia, i fan più fedeli sono riusciti ad arrivare alla fine, tra colpi di scena e misteri sempre più fitti, veri e propri atti di fede e viaggi nel tempo. Hanno affrontato la levataccia delle sei del mattino per seguire la puntata finale, durata oltre due ore, che ha concluso la saga dei naufraghi del volo Oceanic 815. Il primo episodio, trasmesso sulla rete Abc nel 2004 e costato quattordici milioni di dollari, ha rivoluzionato per sempre il modo di fare telefilm e di narrare e vedere le cose, come ricordava qualche tempo fa Matthew Fox, l’eroe più popolare della serie.

E’ quasi impossibile spiegare cosa sia realmente Lost, il serial più discusso sui blog di mezzo mondo. Tutto comincia quando il volo Oceanic 815, in rotta fra l’Australia e il Pacifico, precipita e si schianta su un’isola misteriosa. Dei 324 passeggeri a bordo, ne sopravvivono soltanto 72. Poi è un susseguirsi di mille interrogativi, flashback e flashforward, salti avanti e indietro nel tempo, mentre i naufraghi raccontano le rispettive storie di vita vissute prima del fatidico volo. In questi cinque anni e otto mesi, Lost è diventato un autentico rompicapo, arricchitosi ad ogni puntata di eventi inattesi e storie spesso improbabili, che però hanno contribuito sempre a mantenere l’attenzione del pubblico di mezzo mondo. Protagonisti come John Locke, Jeremy Bentham, Mikhail Bakunin, Kate Austen, dai nomi simili a quelli di filosofi e scrittori, si sono interrogati per anni su un’unica domanda: cosa rappresenta l’Isola? E’ la realtà o un mondo parallelo? La vita vera è sull’Isola o a Los Angeles? In America milioni di adepti hanno continuato a seguire la serie, al punto che persino il presidente Barack Obama, lo scorso 2 febbraio, ha dovuto spostare il primo discorso sullo stato dell’Unione per consentire la messa in onda della premiere della sesta stagione della serie.

Il doppio episodio conclusivo ha registrato ascolti positivi, con 13,5 milioni di spettatori, i dati migliori per la serie da due anni a questa parte. Per l’Abc è stato un successo, tanto che nel corso delle due ore e mezzo della puntata la rete televisiva ha distribuito ben 107 spot pubblicitari, al prezzo (notevole) di 900 mila dollari per 30 secondi. Ma i fan hanno avuto reazioni molto diverse e sopra tutto contrastanti. Se alcuni hanno parlato del miglior finale nella storia del serial, molti altri sono rimasti delusi da una puntata che, contrariamente ai proclami che si inseguivano da anni ed erano esplosi nell’ultimo periodo, li ha lasciati con più domande che risposte. Diversamente da quei serial che verso la fine si fanno più pessimisti, Lost ha salutato i suoi fan con il messaggio del perdono e della redenzione.

Nell’ultima puntata, infatti, Jack trova finalmente la causa della sua vita e cioè proteggere l’isola dal tentativo dell’Uomo in Nero di distruggerla. Con l’aiuto degli altri superstiti, riesce a uccidere il nemico ma viene a sua volta ferito mortalmente e muore sulla spiaggia proprio nello stesso punto dove cinque anni e otto mesi prima era cominciata l’avventura dei superstiti del volo Oceanic 815. Un finale che sconfina nel metafisico e che ha provocato non pochi rumors fra la stampa americana. Come il settimanale Entertainment Weekly a cui l’ultima puntata non è piaciuta, a causa di un “finale cristiano”, dove i confini fra vita e morte appaiono incerti e ambigui. Mentre persino l’autorevole New York Times ha parlato di una caduta di stile.

Probabilmente non si tratta di un addio, piuttosto di un arrivederci. Molti dei misteri dell’Isola sono ancora senza risposta e gli autori hanno preferito lasciare il messaggio spirituale per cui la morte è soltanto l’inizio di una nuova vita. Immagini come la resurrezione, il tempio misterioso, il vaso di Pandora, la luce e la fonte della giovinezza fanno sperare i losties più accaniti, quei diciannove milioni di telespettatori incollati al video da quasi sei anni. Nonostante le vite dei protagonisti siano vissute in un luogo magico e fantastico come l’Isola, rappresentano la realtà di ciascuno di noi, con i soliti rapporti d’amore, d’amicizia e di filiazione. Ecco perché ci emozioniamo quando Charlie riabbraccia Claire, Jin e Sun rivedono la loro bambina e sopra tutto quando il dottor Jack incontra suo padre, Cristian Shepard. Quindi, prepariamoci a riporre Lost nelle nostre dvteche e a nuovi e lunghi mesi di commenti e polemiche su blog e social network.