Quel mondo al confine tra Cristianesimo e laicità

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Quel mondo al confine tra Cristianesimo e laicità

28 Giugno 2009

“Confini. Dialogo sul cristianesimo e il mondo contemporaneo”: questo il titolo di un libro scritto a quattro mani da Ernesto Galli Della Loggia e Camillo Ruini, recentemente pubblicato da Mondadori. Cinque conversazioni, dedicate rispettivamente a “Modernità, liberalismo cattolicesimo”, “Chiesa e Stato in Italia”, “L’Occidente e la sfida delle altre culture”, “La scienza e la nascita di una nuova soggettività”, “La chiesa e il mondo laico”, nelle quali il professore e il cardinale si confrontano in modo serrato, aperto, a tratti anche un po’ spigoloso, ma avvincente, sui temi più scottanti che contraddistinguono il dibattito culturale del nostro tempo.

Ognuno giocando sul terreno che gli è più congeniale – quello teologico-filosofico, il Cardinale Ruini, quello storico, Ernesto Galli Della Loggia -, entrambi gli interlocutori cercano costantemente di varcare il “confine” che su tante questioni eticamente sensibili separa il cosiddetto mondo laico da quello cattolico. Qualche volta si ha la sensazione che il discorso venga interrotto per non accentuare il dissenso, ma mai che si faccia “di maniera”, a conferma di un dibattito certamente all’altezza della serietà delle questioni discusse. 

Non starò ovviamente a elencare i molti meriti di questo libro, né a presentare nel dettaglio le posizioni che volta a volta assumono i due interlocutori sulle diverse questioni che affrontano. Vorrei soltanto sottolineare che si tratta di un libro anomalo nel contesto italiano (anomalo in senso buono, s’intende); un libro che molto probabilmente non sarebbe stato nemmeno immaginabile senza il grande lavoro di riavvicinamento culturale tra laici e cattolici, che in questi ultimi quindici-vent’anni ha avuto luogo in entrambi i fronti, e che ha visto proprio Galli Della Loggia e il Cardinale Ruini tra i principali protagonisti.

In estrema sintesi, il messaggio che possiamo trarne è un po’ questo: non ha senso che i laici e i cattolici italiani restino ancora prigionieri dei pregiudizi che hanno ereditato dalla “Questione romana”. All’orizzonte, si pensi alla biopolitica o ai rischi di uno scontro tra civiltà, si delineano sfide ben più ardue, che richiedono l’impegno di tutti. L’autonomia individuale, tanto per fare un esempio, è minacciata oggi, non da una chiesa sorda alle istanze della libertà dei moderni, bensì da una libertà che sembra voler dimenticare ogni legame e ogni responsabilità e da un apparato scientifico-tecnologico che sembra volersi emancipare da ogni “naturalità”. Galli Della Loggia lo dice molto bene: “Qui c’è una trincea dalla quale non ci si può ritirare. Ed è in questa trincea che possono ritrovarsi credenti e non credenti. La storia è oggi arrivata sul limite di un periodo interamente nuovo: possiamo inoltrarci in esso, ma a patto di esserci assicurati la difesa di alcuni capisaldi” (p.37).

Ci sono poi le sfide del fondamentalismo e del relativismo, alle quali entrambi gli autori contrappongono la grande tradizione liberale e democratica di un occidente che non può tuttavia dimenticare le proprie radici cristiane. C’è infine, ma tutto strettamente connesso, la grande questione della razionalità, nonché la questione del rapporto tra le grandi tradizioni teologiche e la razionalità moderna. Il cardinale Ruini mostra assai bene quanto la teologia cristiana abbia saputo imparare dal confronto con il mondo moderno e quanto poco lo abbiano fatto altre religioni, si pensi all’Islam, rimaste per questo più chiuse e più ostili verso coloro che non condividono la loro stessa fede.

In fondo è per questo che i cristiani vengono ancora oggi perseguitati in diverse parti del mondo. E anche per questo, però, che possiamo parlare di una certa “superiorità” del cristianesimo rispetto ad altre religioni. In ogni caso il discorso non si esaurisce a questo livello. Come dice il cardinale Ruini: “la forza espansiva del cristianesimo è sempre consistita nella sintesi tra la razionalità incarnata dal logos e l’agape, la carità, la sollecitudine verso i poveri e i sofferenti. Nelle diverse fasi storiche , questa forza è sempre riuscita a farsi strada: perciò, nonostante tutte le opposizioni e le persecuzioni, io rimango fondamentalmente ottimista” (p. 138). Ecco un altro messaggio importante per il nostro occidente: rimaniamo fedeli al nostro spirito, allo spirito del logos e dell’agape, e passeremo indenni anche attraverso le sfide del tempo presente.