Quel patto che rilancia le scuole nelle aree interne

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Quel patto che rilancia le scuole nelle aree interne

Quel patto che rilancia le scuole nelle aree interne

21 Dicembre 2023

Se è vero che la piaga dello spopolamento delle aree interne in Italia può essere affrontata anche a partire dall’investimento nell’istruzione, il percorso non è semplice e merita tutta l’attenzione dei decisori pubblici e delle Comunità.

Negli ultimi dieci anni, i test Invalsi mostrano che le prestazioni degli studenti nelle aree fragili in materie come l’italiano o la matematica sono state in media più basse rispetto al dato nazionale. Sindaci, amministratori locali, esperti che hanno approfondito la Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI), dirigenti scolastici, fino ai diversi livelli di governo locale e nazionale del territorio, hanno fatto passi in avanti per trovare soluzioni in grado di tutelare la didattica, ridurre il gap tecnologico e infrastrutturale del sistema educativo delle zone più isolate. Si può fare di più.

Il coordinamento amministrativo e la gestione associata dei servizi tra i Comuni delle aree interne possono essere potenziati. Esperimenti come le “scuole polo” vanno estesi insieme agli investimenti nelle strutture ricreative e sportive. Tutto questo coinvolgendo maggiormente le imprese e il Terzo settore. Servirà destinare con più precisione i fondi necessari a potenziare le strutture esistenti, la presenza del personale docente e ausiliario, l’offerta didattica.

Ripensare i modelli

Non è una sfida facile. È necessario porsi il problema degli studenti che hanno esigenze particolari, garantendo, ad esempio, orari più flessibili, oppure dei ragazzi e delle ragazze con disabilità e che hanno bisogno di sostegno psicologico.

L’esperienza di altri Paesi, come avviene nel Nord Europa, mostra che è possibile immaginare modelli educativi alternativi alla didattica tradizionale, in grado di andare incontro alle esigenze delle famiglie e dei genitori che lavorano.

L’apprendimento, inoltre, può essere calibrato con più attenzione su progetti e competenze in grado di soddisfare le esigenze specifiche del mercato del lavoro. In questo senso, vale la pena approfondire le proposte avanzate da chi segue da anni l’evoluzione del sistema scolastico in Italia. Si veda, ad esempio, il lavoro portato avanti dal pedagogista Giuseppe Bertagna.

Internet è fondamentale

Garantire l’accesso a Internet appare imprescindibile. Riducendo il gap tecnologico e attraverso investimenti nella banda larga si potrebbe incrementare l’uso dell’e-learning e delle forme di didattica mista (blended), utilizzando videolezioni, laboratori virtuali, esercitazioni a distanza insieme alle lezioni in aula. Dotando, laddove possibile, gli studenti meritevoli e le famiglie disagiate di strumenti e dispositivi digitali.

Incentivi per contrastare lo spopolamento

Gli investimenti nell’istruzione e nel welfare delle aree interne sono strategici se l’obiettivo è quello di contrastare l’inverno demografico. La leva fiscale e gi incentivi economico-finanziari possono spingere i giovani a restare nei luoghi dove sono nati e cresciuti, permettere a chi è andato via di tornare a vivere e lavorare nei luoghi d’origine, attrarre gli insegnanti con le loro famiglie. Né va sottovalutata la questione delle famiglie dei migranti, investendo nel sostegno linguistico e culturale per favorire l’inclusione sociale.

Il Terzo settore, infine, può giocare un ruolo determinante nel rilancio del sistema dell’istruzione nelle aree fragili, valorizzando e rafforzando il capitale sociale. Anche in questo caso forme di incentivi alle associazioni, al mondo cooperativo ed alle Pmi che operano nelle aree interne potrebbero allargare l’offerta delle attività di doposcuola, tutoring, stage in azienda, formazione professionale. (Fine della seconda puntata, continua…)

Leggi la prima puntata