Quel tic tutto italiano di dire sempre sì alla Palestina

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Quel tic tutto italiano di dire sempre sì alla Palestina

29 Novembre 2012

Il ministro degli esteri Giulio Terzi è un nobiluomo, ex ambasciatore in Israele ai tempi della seconda Intifada, quella delle bombe contro i civili israeliani sugli autobus e nelle discoteche. Con elegante equidistanza, Terzi ci tiene a spiegare che saremo "ugualmente vicini a Israele e Palestina nella volontà di rilancio del processo di pace", ma i titoloni dei giornali raccontano un’altra storia, cioé che l’Italia vota "sì" al riconoscimento della Palestina come "Stato osservatore non membro" alle Nazioni Unite.

L’ambasciatore israeliano a Roma commenta secco: "siamo molto delusi". Perché in quel guazzabuglio di posizioni sulla politica estera che si chiama Unione Europea, la Farnesina non si è astenuta – come avrebbe dovuto se fosse stata davvero equidistante – ma ha dato il suo appoggio concreto agli eredi di Arafat e alla maggioranza, antiamericana, antisraeliana, e spesso antidemocratica, che siede al Palazzo di Vetro e ne decreta purtroppo i destini.

Come se davvero ci fosse ancora qualcuno che crede alla "road map" e al Processo di Oslo, oppure che i palestinesi si accontenteranno di entrare nell’angelico consesso senza sfruttare il successo per portare Israele alla sbarra del Tribunale Penale Internazionale. Ovviamente il risultato è che il governo Netanyahu dichiara: "il riconoscimento non cambierà nulla sul terreno, la prospettiva di uno Stato palestinese si allontana". Grande risultato per Abu Mazen che negli ultimi 4 anni si è sempre rifiutato di partecipare ai negoziati e adesso cerca di orientarli strumentalmente grazie al riconoscimento.

Che i "tecnici" montiani siano dei boccaloni ancora appesi alla favola dei "due popoli, due stati" non può e non deve convincere. In realtà la decisione di oggi è perfettamente in linea con il filoarabismo mascherato da equilibrio, classico della nostra storia repubblicana. Ricorderete il fantomatico "accordo Moro" che dava campo libero ai terroristi dell’OLP in Italia pur di non colpire obiettivi nazionali, la lunga sequela di politici del nostro Paese afflitti da palestinocrazia, Berlinguer, Craxi, Andreotti che (solo) i rappresentanti palestinesi in Italia oggi ricordano con nostalgia…

Il governo Berlusconi, pur con i maldipancia tipici della base destrorsa da sempre succube del nazionalismo arabo come in tutta Europa, tentò di rovesciare gli assetti tradizionali della nostra politica estera e forse è uno dei motivi per cui il Cav. ricevette gli applausi congiunti del Congresso degli Usa, che oggi votano (gli Usa) compatti "no" al riconoscimento. Ma il centrodestra di oggi è spaesato, diviso, e figuriamoci se pensa alle Nazioni Unite in questa notte da lunghi coltelli. Da quello che abbiamo sentito ieri sera nel confronto tra Bersani e Renzi sulla questione palestinese, speriamo che il sindaco di Firenze rottami al più presto anche i "tecnici" della nostra politica estera.