Quella Italia analfabeta bocciata in Scienze

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Quella Italia analfabeta bocciata in Scienze

16 Settembre 2013

Su cosa si basano gli italiani quando devono farsi una opinione su temi come l’ambiente, il riscaldamento globale, l’uso delle fonti fossili piuttosto che delle rinnovabili? Sempre più spesso sul web e sulle campagne dei gruppi ambientalisti e sempre meno sul paradigma scientifico. E qual è questo paradigma e come mai non riesce a "bucare lo schermo" comunicando in modo efficace fatti e non opinioni? Ne parliamo con il professor Uberto Crescenti, ordinario di Geologia che in passato è anche stato Rettore della Università "G. d’Annunzio" di Chieti. Dal 1999, è Presidente della Società Geologica Italiana e della Associazione Italiana di Geologia Applicata.

Professore, un libro appena uscito per i tipi di Rubbettino spiega che l’Italia è un Paese scientificamente analfabeta

Non c’è dubbio che in Italia la conoscenza scientifica sia poco diffusa, sia tra la popolazione sia nei mass media.

Per lei che vuol dire «analfabetismo scientifico»?

Che mancano da una parte le capacità di interpretare la scienza e dall’altra la volontà di impegnarsi per comprendere il metodo scientifico. Queste due cause spiegano perché «l’ambientalismo ideologico» abbia terreno fertile.

Crescono i movimenti antiscientifici che si oppongono allo sviluppo tecnologico…

Purtroppo è così, ma in un mondo globalizzato quale è il nostro non creda che sia un fenomeno solo italiano: esiste una rete transnazionale ben radicata, fatta di movimenti, sigle e associazioni dotate di forte capacità aggregativa.

Può farci qualche esempio?

In questi giorni mi è arrivato a casa una e-mail di un gruppo ambientalista internazionale, impegnato nel mobilitare gli italiani su svariati temi come lo stop alle ricerche petrolifere nei nostri mari per difendere l’ambiente.

Quale sarebbe il pericolo?

Battaglie come questa non si basano su affermazioni scientifiche. Viviamo una crisi culturale profonda e in questa crisi la scienza non viene utilizzata come dovrebbe. Mi chiedo come mai il Governo italiano non abbia come punto di riferimento le istituzioni scientifiche nella definizione delle grandi scelte energetiche strategiche per il nostro Paese.

Beh, c’è un fisico italiano, la professoressa Maria Rita D’Orsogna, che ha un blog molto seguito dove dice «No» all’Italia petrolizzata. Il Governo dovrebbe rivolgersi a Lei per avere consigli sul piano energetico nazionale?

Conosco il blog.

La tesi, piuttosto diffusa sul web, è che riducendo la nostra dipendenza dalle fonti fossili avremmo meno inquinamento e quindi un minore impatto sul riscaldamento globale.

Uno, mi chiedo se sia possibile definire «specialista» di una materia chi lo è in altri campi: D’Orsogna se non vado errato è una ricercatrice in fisica e matematica. Due, la sua domanda mi sembra estremamente confusa. Come si fa a collegare tra loro il riscaldamento globale, l’inquinamento, le estrazioni petrolifere? Il clima sul nostro Pianeta è sempre cambiato, anche quando non c’erano attività umane come quelle nate con lo sviluppo industriale. Una cosa è l’inquinamento, che è un fatto locale che va combattuto, altra cosa è il «climate change», ovvero una teoria che negli ultimi anni ha subito repentini cambi di paradigma. S’immagini che nel breve periodo stiamo attraversando una fase di raffreddamento globale…

Insomma Lei a certi modelli previsionali ci crede poco

Faccio mia una definizione del naturalista Matt Ridley: «Gli esperti sono degni di essere ascoltati se parlano del passato. La futurologia è una pseudoscienza». Non dovremmo fidarci del consenso degli esperti riguardo al futuro: se non conosciamo bene le cause di un fenomeno come si fa a prevederne gli esiti?

Il riscaldamento globale non è causato dall’uomo?

Senza andare troppo indietro nel tempo, nel cosiddetto «Periodo Caldo Medievale» non c’erano sicuramente le perforazioni petrolifere, eppure la temperatura registrò un aumento di 1-3°C rispetto a quella attuale. Le variazioni climatiche possono essere determinate da una grande quantità di fattori: le macchie solari, la «nutazione» della Luna, il movimento delle placche continentali, il vulcanismo, fenomeni geomagnetici, il moto degli oceani, i raggi cosmici… è impossibile fare previsioni certe sul clima mediante modelli matematici, in quanto non si conosco ad oggi, e in quale peso, tutte le cause che lo condizionano. La verità è che spesso nella nostra epoca si tende a fare allarmismo.

E’ d’accordo con le perforazioni offshore al largo delle coste italiane?

Nel Mare Adriatico sono stati perforati oltre 1.500 pozzi petroliferi e non è mai successo niente di grave, al di là di un fenomeno di subsidenza nell’area di Ravenna, che avrebbe potuto essere previsto mettendo più attenzione sul tema della sicurezza. Ripeto, si fa molto allarmismo e la popolazione su temi come il rapporto tra modelli energetici, economia, ed ambiente non è quasi mai correttamnete  informata.

Fioccano gli appelli contro lo sfruttamento petrolifero del giacimento “Ombrina Mare”, al largo delle coste abruzzesi. Navigando su Internet si legge che l’impianto produrrà 80mila chili di ceneri al giorno.

Da quello che so ne produrrà  cento volte di meno (e non ceneri ma gas  ben al di sotto dei limiti consenti dalla legislazione italiana ed europea), e l’impianto si troverà molto più lontano dalle coste di quanto si legge sempre su Internet. Mi fanno sorridere anche certe teorie che stabiliscono un nesso fra terremoti ed estrazioni petrolifere… Se dovessi fare autocritica direi che un errore della comunità scientifica è proprio quello di essere assente sui grandi temi di cui stiamo parlando, sia sui mass media tradizionali sia sul web.

Con quale conseguenza?

Oggi agli scienziati non viene data la possibilità di incidere sulle scelte dei decisori pubblici. La comunità accademica dovrebbe impegnarsi di più sui problemi sociali e presidiare i mezzi di informazione.