Quella satira a tutti i costi che non fa ridere

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Quella satira a tutti i costi che non fa ridere

19 Settembre 2012

Satira, questa sconosciuta. Già, perché stiamo assistendo attoniti, oramai, al dramma di una generazione di “satiri” intenta più che mai ad attirare a tutti i costi la risata dei loro lettori. Ed è proprio tale forzatura, evidentemente, a produrre l’effetto uguale e contrario: la totale assenza di ilarità nell’animo dei medesimi.

I fatti. Martedì scorso Il Manifesto ha pubblicato una vignetta di Vauro. Tema, il problematico rapporto tra l’ad Fiat Sergio Marchionne e il ministro del Lavoro Elsa Fornero: ‘Fiat-Marchionne, Fornero: “Aspetto che il telefono squilli”. La ministra squillo’. Ora, la (comprensibilissima) reazione del titolare del Welfare non s’è fatta attendere: “Maschilismo”. E come darle torto.  E appare quanto mai bizzarro non aver ascoltato al riguardo gli strali del comitato femminista “Se non ora quando” e delle due principali animatrici del gruppo, le sorelle Comencini in prima linea, invece, quando v’era da cassare altro.

Ora, però, al di là delle disquisizioni tecniche circa il maschilismo di Vauro, la vignetta in questione si presta a una considerazione di ben altra natura: non fa ridere. Semplice. Sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario. Chi, di fronte a cotanta satira, s’è lasciato andare a una grassa e roboante risata? Nessuno, speriamo e crediamo.

Non solo Vauro, tuttavia. Da martedì 18 settembre è in edicola Pubblico, il quotidiano fondato da Luca Telese a seguito della sua dipartita da Il Fatto Quotidiano. In prima pagina, la rubrica satirica di Francesca Fornario, ex Unità: “Tendenza Groucho”. Martedì, è tempo di legge elettorale e la Fornario ci riferisce – satiricamente, ben inteso – di possibili ipotesi al vaglio degli sherpa di Pdl, Pd e Udc – Verdini, Migliavacca e Cesa.

Tre ipotesi: “Il sistema integrale, nato da un combinato disposto tra la bozza Violante e la bozza Buffon consente agli elettori di barrare diverse combinazioni per aumentare le possibilità di vincita”; “Il sistema Bernardini De Pace, basato sull’affido condiviso del primo partito, al momento il Pd”; e ancora, “il sistema francese variante Jocelyn (il celeberrimo presentatore, ndr): si vota senza conoscere senza conoscere né il programma né la coalizione né il candidato premier. La sera delle elezioni, se nessun partito ottiene la maggioranza assoluta, viene estratto a sorte un premier tecnico…”. Niente di più fiacco.

Mercoledì, invece, è il turno di Sergio Marchionne: “Senza se e senza Marchionne”, il titolo del pezzo. Battute, anche in questo caso, debolissime. Un esempio lampante: “Da anni la Fiat non produce in Italia un nuovo modello: l’ultimo al quale sta lavorando ha il mangiacassette di serie e una campagna pubblicitaria in bianco e nero con due testimonial popolari tra i giovani: Gassman e Trintignant (i protagonisti de Il Sorpasso di Dino Risi, 1962, ndr). Risate? Zero. Anche stavolta. Per ciò che può definirsi il triste destino dei satiri senza più satira. Il crepuscolo del nulla, in altre parole.

di Eugenio Del Vecchio