Quella vittoria sofferta che darà una mano a Iorio

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Quella vittoria sofferta che darà una mano a Iorio

25 Ottobre 2011

Sono passati appena sette giorni dal voto per le elezioni Regionali, ma sembra un’eternità: si è passati dall’altalena della notte elettorale, quando l’ago della bilancia tra Iorio e Frattura oscillava ora da una parte e ora dall’altra, alla chiusura dello spoglio, alla vittoria sul filo di lana di Iorio, alle polemiche su ipotetici brogli contestati dall’entourage del candidato sconfitto. Sono stati giorni difficili, in Regione. Sia per il centrodestra che per il centrosinistra. Tutti hanno avuto bisogno di fermarsi a riflettere su quello che le urne avevano sancito: e cioè che Iorio ha vinto, ma non come ci si aspettava. Non c’è stato il plebiscito per il “presidentissimo”, che ha pagato – come tutti quelli che in questi tempi di crisi si trovano a gestire il potere – lo scotto della delusione e della sofferenza economica di molte famiglie dovuta alla crisi economica globale.

Ma in questi sette giorni che ci separano dal voto il governatore riconfermato ha potuto fare tesoro di tutta una serie di indicazioni che le urne gli hanno dato. Innanzitutto una: non è invincibile. Di Laura Frattura era da molti considerato un candidato debole, un “papa straniero” chiamato a riunire le diverse anime del centrosinistra con la sola “benedizione” politica del segretario regionale del Pd, Danilo Leva. Il voto gli ha restituito una certa autorevolezza. Certo, di sicuro più per una questione di disaffezione elettorale nei confronti di Iorio, ma i voti gli sono arrivati. E anche tanti. La cosa ha destabilizzato l’intera dirigenza del Pdl e, in primis, Iorio. Il presidente ha ammesso di aver pensato per un attimo di dover passare la mano. Questo timore non potrà che pesare sulle sue scelte politiche nei prossimi anni. Iorio dovrà rendersi conto di quello che nell’ultima legislatura regionale non è andato nel verso giusto e avrà modo di cambiarlo. Soprattutto dovrà capire chi sono le persone giuste che lo potranno accompagnare in questo terzo viaggio alla guida dei molisani.

La Giunta regionale – che in questi giorni è in fase di costituzione – dovrà saper rispondere alle esigenze dei cittadini, che hanno dimostrato di sentire la politica molto distante dai loro bisogni. Per adesso si susseguono le richieste di ingressi in Giunta da parte dei componenti delle liste elettorali che hanno contribuito alla vittoria. Il governatore sembra orientato a non nominare nessun assessore esterno, in modo da promuovere di grado qualche neo-consigliere e garantire così ai primi dei non eletti l’entrata in Consiglio regionale. Ma si tratta di discorsi che non interessano i cittadini: l’exploit della lista dei grillini è la prova che il malessere è diffuso e c’è bisogno di un presidente in grado di rimarginare le ferite con il corpo elettorale.

Le urne hanno parlato chiaro anche a sinistra. E hanno detto che il Partito democratico, di fatto, è una forza marginale. Frattura è stato protagonista di una performance degna di nota, non fosse altro per il fatto che ha preso molti più voti delle liste che lo sostenevano. E tra queste liste (che insieme hanno raggranellato poco più del 40 per cento dei consensi) c’è il Pd, scaraventato sotto il 10 per cento e incalzato dall’Italia dei Valori che – come molti sospettano – gli contenderà la posizione di forza leader dell’opposizione. Leva, segretario regionale che ha ormai abituato i democratici alle sconfitte, ha il merito di aver creduto in Frattura, ma non è stato in grado di risollevare i numeri. Così l’emorragia di voti dal Pd, stavolta, è andata a favore di Beppe Grillo.

E se il Pd piange, l’Italia dei Valori di sicuro non sorride. È molto probabile che Antonio Di Pietro pregustasse qualche chance di vittoria. Niente da fare, fra cinque anni (a meno di clamorosi sviluppi) si ritroverà di nuovo a fare una campagna elettorale da oppositore. Sinistra e Libertà, invece, si è fermata intorno al 4 per cento, con un risultato che non fa esultare ma neanche disperare. In questi sette giorni, insomma, molto da pensare lo hanno avuto anche nel centrosinistra. E – tralasciando volontariamente la polemica sui brogli che puzza molto di fumo – possiamo permetterci di dire che forse, a parità di riflessioni, il clima è sicuramente migliore in casa Iorio.