Quelle date che il Pd non riesce a fissare
09 Agosto 2013
di redazione
La direzione del Pd finisce nel caos, non si sa bene qual è la data per le primarie, non si sa bene qual è la data del Congresso, Epifani cerca di dettare una linea ma i renziani protestano. Enrico Letta dice che bisogna cambiare la legge elettorale, che se non si abolisce o modifica il Porcellum le larghe intese saranno per sempre, ma i delegati del partito sembrano non avere altro per la testa che litigare su regole, calendari, problemi che certo sono importanti ma forse meno rispetto a quelli evocati dal premier. Nella relazione Epifani, si indica la fine di settembre, il 20 e il 21, come la data per la assemblea nazionale del Pd, ma i renziani appunto non si accontentano, l’assemblea non è il Congresso e così, pressati dai rottamatori, i dirigenti lasciano filtrare un 24 novembre. I renziani esultano perché alla fine una data è saltata fuori, ma subito dopo la doccia fredda. I vertici del partito fanno sapere che prima dovranno concludersi i congressi locali e nazionali. Insomma, c’è il rischio di nuovi slittamenti. Civati, caustico, commenta "Non è stato deciso niente". In realtà si è deciso di fare primarie aperte agli iscritti e a chi sottoscrive la carta d’intenti del Pd. Il segretario del partito potrà anche non essere il candidato premier, ma il condizionale è d’obbligo. Va bene che il Pd si interroghi e cerchi di fare passi in avanti per arrivare a una maggiore coesione interna, a regole certe, ma Letta ha giustamente ricordato che il vero obiettivo è riagganciare la ripresa di fine anno, "segnali timidi che hanno bisogno di politiche determinate" e che si vedono già. Crescita, lavoro, temi fondamentali. Ma il partito, a quanto sembra, ha ancora la testa altrove.