Quell’Italia tra i “Grandi” che dava fastidio a qualcuno

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Quell’Italia tra i “Grandi” che dava fastidio a qualcuno

03 Ottobre 2011

Dieci anni fa, quando Silvio Berlusconi prende l’interim del ministero degli esteri dopo la rottura fra Renato Ruggiero e la Lega Nord, mancano due mesi all’11 Settembre, e la scelta dell’Italia di schierarsi saldamente al fianco degli Stati Uniti di George W. Bush diventa il trampolino di lancio per "l’età d’oro" della politica estera berlusconiana, quella diplomazia degli affari che dall’America corre verso la Russia dello zar Putin, la Turchia di Erdogan e tocca la Libia di Muhammar Gheddafi. La foto del 2009 in cui Berlusconi, Erdogan e Putin si stringono la mano, festeggiando l’ennesimo lancio del gasdotto South-Stream, rappresenta uno degli ultimi risultati incassati dal premier, sulla scia di quell’alleanza con i "grandi" del mondo gestita certamente in modo personalistico ma ottenendo sempre dei risultati concreti: sicurezza, energia, immigrazione.

In Afghanistan ci stiamo dall’inizio della guerra al terrorismo. In Iraq ci andiamo dopo l’inizio del conflitto, ma facciamo la parte che ci spetta e piangiamo i nostri caduti. Nonostante il fango di WikiLeaks, la Washington repubblicana sa che può fidarsi di Berlusconi e gli tributa un caloroso applauso al Congresso degli Usa. Berlusconi piace a Erdogan perché vuol fare entrare la Turchia in Europa nonostante la Lega inorridisca al solo pensiero ed è Silvio a far incontrare per la prima volta i russi e la NATO a Pratica di Mare nel 2002. Il trattato con la Libia servirà per costringere Gheddafi a contenere i flussi migratori verso il nostro Paese. Sembra quasi che l’Italia abbia trovato un suo inedito profilo internazionale, poi qualcosa si spezza. C’è la vita privata del premier, certamente, le inchieste, gli scandali e i processi che lo scorso settembre l’hanno costretto a disertare importanti vertici internazionali, inseguito dall’eco delle intercettazioni e dal fantasma di Giampi.

Storie di alcova che non sono piaciute al fin troppo casto Erdogan, il quale in diverse occasioni è apparso in pubblico accompagnato dalla moglie velata, figuriamoci le sataniche veline. C’è anche un grande sommovimento globale, la primavera araba, l’amico Gheddafi difeso fino all’ultimo e abbandonato quando si capisce che il Rais è completamente ammattito. C’è un presidente americano che ha retrocesso l’Europa in serie B perché nella massima divisione l’America oggi deve vedersela con l’Asia e la Cina. E in Europa, l’Italia rischia di finire in serie C. Anche l’amico di Mosca dai tempi di Pratica di Mare si è fatto più cupo e scaltro, ha perso il suo spirito collaborativo: da partner commerciale alla canna del gas?

Bei tempi quelli di Bush, ma come Bush Berlusconi è finito nel mirino della grande stampa internazionale, e i commentatori autorevoli, come li chiamano, hanno amplificato al massimo la versione offerta da Repubblica dell’Italia di questo ventennio, baloccando sulla morbida tirannia che ci avrebbe modificato antropologicamente. Ci sono tante spiegazioni se oggi il castello di alleanze costruito da Silvio si è interrotto, compresa la pista complottista, "il golpe inglese", per usare il titolo di un libro uscito di recente: l’intrusione di forze oscure e potenti nel nostro scenario politico (il panfilo Britannia docet), con l’intento di indirizzarlo e "rinnovarlo" dall’esterno, non è chiaro in nome di quali interessi.