Quello che emerge dai fatti di Colonia
12 Luglio 2016
Dapprima, le autorità tedesche tennero un profilo basso sulla raffica di denunce per assalti sessuali ai danni di giovani donne registrati a Colonia durante la notte di Capodanno 2016. Nelle settimane seguenti, le denunce si moltiplicarono e alla fine di gennaio avevano toccato quota 350, un numero che già allora sembrava spropositato. Ieri la Suddeutsche Zeitung, citando fonti della polizia criminale federale, fa sapere che i casi di violenza furono almeno 1.200. Le molestie coinvolsero almeno 2mila uomini in prevalenza nordafricani, 120 i sospetti identificati, la metà dei quali entrati in Germania nel 2015, dopo che la cancelliera Merkel aveva deciso di aprire temporaneamente le porte a profughi e rifugiati.
Come l’algerino Hassan e l’iracheno Hussain, poco più che ventenni, condannati a un anno con pena sospesa, che sono usciti ridendo e scherzando dalle aule dei tribunali. L’accusa li ha definiti due “animali”. Hassan ha partecipato a un assalto sessuale con un gruppo di almeno altri 20 uomini, avrebbe anche gridato a un passante che accompagnava due donne “Dammi le ragazze, dammele o sei morto”. Hussain, l’iracheno, costrinse con la forza una donna a baciarlo, leccandole il viso. Se sappiamo come sono andate le cose quella notte lo dobbiamo a giovani coraggiose come Dilara (nella foto in apertura), 17 anni, che ha denunciato al Daily Mail di essere stata oltraggiata almeno in cinque diverse occasioni a distanza di poche ore. Il capo della polizia però fa sapere che la gran parte dei reati commessi a Capodanno a Colonia, Amburgo e in altre città tedesche “non potrà essere indagata neppure in futuro”, perché “le prove – foto e filmati – sono imprecise e molte vittime non riescono a riconoscere i colpevoli”.
C’è “una relazione tra i reati di Capodanno e il grande flusso dei profughi del 2015”, ha aggiunto il capo della polizia lanciando un messaggio preciso alla cancelliera Merkel, una relazione tra l’ondata migratoria che sta raggiungendo l’Occidente e i crescenti problemi di sicurezza e ordine pubblico nelle nostre città. Questo è quanto. Ora i tedeschi sanno che i nuovi arrivi di giovani musulmani “rifugiati” hanno alterato lo stile di vita del Paese, che per le donne e le ragazze non è più sicuro come una volta girare per strada vestite come gli pare. Se è vero che le autorità continuano a smentire che gli assalti sessuali furono coordinati, va detto che queste gang hanno usato dei metodi caratteristici di quei gruppi estremisti che osservando la legge coranica perseguitano chi vive in modo non conforme alla sharia, non si copre, non accetta imposizioni medievali. “Prostitute ebree”, diceva Bin Laden.
Proprio il caso tedesco dimostra che esistono specifiche modalità culturali che sottendono questa violenza contro le donne, modalità che troppo spesso si preferisce ignorare facendo passare l’idea che tutti i maschi siano uguali, tutti violenti, potenziali stupratori e figli di una cultura patriarcale. Quando invece, tra gli aggressori di Colonia – emerge dalle indagini – ci sarebbero marocchini, algerini, afghani, ma non ad esempio siriani. Qualcosa vorrà pur dire ma purtroppo nei Paesi occidentali si va avanti così, chiudendo gli occhi, negando che ci siano dei rischi e delle specificità sul piano della immigrazione, come si nega la specificità degli attentati del terrorismo islamico. Eppure non si può sempre buttare tutto nello stesso calderone e mettere ogni cosa sullo stesso piano, come si è cercato di fare in Italia negli ultimi giorni in seguito all’omicidio di Fermo: il rozzo tentativo politico di riequilibrare le cose stabilendo una equivalenza morale tra la strage di terrorismo a Dacca e il razzismo nel nostro Paese. I fatti di Colonia dimostrano che non funziona così, esistono delle differenze, eccome.
Anche per questo motivo ci aspetteremmo che le alte cariche dello stato, la presidente della Camera Boldrini e il ministro Boschi, in prima fila ai funerali di Fermo, condannino non una ma cento volte quello che è accaduto a Colonia, visto il risalto dato alle ultime notizie dalla stampa e dai media tedeschi.