Quello che John deve fare per convincere i “conservatives”
15 Febbraio 2008
John McCain non è il primo
Repubblicano a palesare velleità da conservatore. Nel 1952, infatti, Dwight
Eisenhower promise ai sostenitori di Robert Taft di essere conservatore almeno
quanto lo era Mr. Repubblican, come Taft era chiamato. Solo che, alla fine dei
due mandati di Ike, i conservatori erano così delusi della sua condotta che
giurarono di non supportare mai più un moderato sulla base di vaghe promesse di
fedeltà alla causa conservatrice.
In pochi hanno mantenuto
quella promessa e ultimamente molti hanno dato il loro supporto a Richard
Nixon, Jerry Ford, Bob Dole e ai Bush. Il risultato? Molti si sono scottati di
brutto. Quindi – soprattutto ora che il movimento conservatore è la forza
trainante nei circoli Repubblicani – non sorprende affatto che i conservatori
siano quanto mai guardinghi quando si tratta di spalleggiare qualcuno che non
faccia parte del loro stesso circolo.
McCain non può essere
eletto senza il voto dei conservatori. A meno che si spinga oltre riassicurando
i conservatori sul fatto che lui stesso è uno di loro, come gli piace dire di
sé, molti se ne staranno semplicemente a casa, così come hanno già fatto nel
1976, 1992 e 1996. Poi si raggrupperanno ancora e troveranno un candidato a
loro congeniale per il 2012. L’ha spiegato molto bene Rush Limbaugh quando ha
detto a un giornalista che secondo lui McCain non avrebbe successo come
presidente, e che avrebbe preferito assistere al fallimento di un democratico
piuttosto che a quello di un repubblicano. Insomma, a meno che McCain non
proponga qualcosa di ben definito, Limbaugh potrebbe presto trovarsi un buona
compagnia.
Ci vorranno molto di più
che vaghe promesse, ma ci sono un po’ di regole che potrebbero portare un buon
gruppo di conservatori dalla parte di McCain:
– Prendere un impegno
serio, niente nuove tasse. John McCain ha già detto che non avrebbe
avallato nessuna proposta di aumento delle tasse proveniente da un Congresso
Democratico. E se invece questa proposta provenisse da un Congresso
Repubblicano, se mai ce ne fossero? L’ex aviatore della Marina dovrebbe
promettere di non aumentare le tasse sul Welfare – specialmente alzando il tetto salariale – e dovrebbe promettere
anche di non aumentare quelle tasse nascoste nei meandri degli schemi
normativi, oltre a tentare di eliminare
la tassa sul decesso.
– Essere più preciso
riguardo la spesa pubblica. McCain parla spesso di sponsorizzazioni
governative e progetti di spesa oltre che del bisogno di tenere la spesa
pubblica sotto controllo, ma fanno tutti così. Dovrebbe invece pubblicare una
grossa proposta sul modello Reagan che contenga specifiche restrizioni – da
perseguire qualora venisse eletto presidente – quali programmi proverebbe ad
eliminare e come tenterebbe a controllare un congresso spendaccione. Le spese scellerate rappresentano infatti una
delle principali lamentele dei conservatori nei confronti di Bush. Andando
nello specifico invece, McCain potrebbe circondarsi di molti conservatori
fiscali.
– Combattere contro la
stampa. Una delle fonti più persistenti del sospetto conservatore nei
confronti di McCain consiste nella credenza nei suoi rapporti fin troppo
amichevoli con i giornalisti di estrazione liberale e nel fatto che egli
tradirebbe i conservatori per farli rimanere nelle sue grazie. Ovviamente, una
volta diventato il candidato, sarà attaccato dai mezzi di comunicazione, che lo
raffigurerebbero come il “destrorso
radicale McCain”. Un’opportunità per il senatore dell’Arizona e per la stampa
potrebbe presentarsi in occasione del prossimo report al Congresso del Generale
Petraeus, previsto per marzo.
– Costruirsi un
successore conservatore prima possibile. McCain ha bisogno di un giovane
vice-presidente con fantastiche credenziali da conservatore così che i suoi
sostenitori possano sapere che esiste un successore accettabile in via
d’addestramento il quale aspetta la sua chance. Niente conquisterebbe di più i
conservatori, e niente renderebbe più chiaro di così il fatto che il senatore
dell’Arizona ha intenzioni serie riguardo al volerli fidelizzare. Rudy
Giuliani, Joe Lieberman e specialmente il suo amico nonché governatore della
Florida, Charlie Crist, non solo non farebbero al caso suo, ma allontanerebbero
molti conservatori dalla sua orbita. Un’opzione potrebbe invece essere il
quarantasettenne governatore del Sud Carolina, Mark Sanford.
– Essere più specifico
nel nominare i giudici. Anche se McCain ha dichiarato che nominerebbe giudici
sul modello di Antonin Scalia e Clarence Thomas, si è anche detto preoccupato
del fatto che Samuel Alito sia troppo conservatore. McCain invece dovrebbe
promettere di nominare giudici che interpretino la Costituzione sulla base
dell’intento originale dei padri fondatori. Principio che dovrebbe essere
valido non solo per la Corte Suprema ma anche per tutti i giudici federali.
Ad ogni modo, i
conservatori non saranno mai completamente d’accordo con McCain su tutte le
questioni. Non si dimenticheranno mai del suo abuso sul Primo Emendamento nel
caso McCain-Feingold, della sua posizione sull’immigrazione e della sua
iniziale opposizione al piano di taglio delle tasse di Bush. Ma McCain, grazie
ai suoi precedenti di bravo soldato nella rivoluzione Reagan, può dirsi
abbastanza solido quando si tratta di spesa pubblica, sicurezza nazionale e
questioni riguardanti la salvaguardia della vita, e si trova nella posizione di
poter correggere molti dei danni che ha già causato.
A John McCain i
conservatori servono più quanto John McCain serva ai conservatori. Quelli fra
di loro che sono abbastanza vecchi si
ricordano le parole dell’ultimo senatore dall’Arizona che ha tentato la scalata
alla presidenza. “Preferisco aver ragione che essere Presidente”, disse Barry
Goldwater nel 1964, di fronte alla schiera sorridente dei suoi sostenitori. I
principi conservatori sono senza tempo e sopravvivranno a qualsiasi politico.
McCain è in piedi
sull’orlo di un burrone. Pronunciando le giuste parole potrebbe accaparrarsi il
favore di molti conservatori. Ma se non sarà così, potrebbe perdere voti
sufficienti ad assicurare la vittoria Democratica in quel di novembre.
Alfred S. Regnery è
l’editore di ‘American Spectator’ e autore del libro di prossima uscita negli
Usa: ‘Upstream: The Ascendance of American Conservatorism’ (Controcorrente:
L’Ascesa del Conservatorismo Americano).
Traduzione Andrea Holzer