“Quello dei terremoti è un problema aperto fra stampa e scienza”
09 Settembre 2010
Dottor Piersanti, perché il vostro presidente ha usato toni così duri verso i giornalisti?
Siamo scienziati, studiamo fenomeni naturali, ma dopo il terremoto in Abruzzo il nostro lavoro – condotto abitualmente in anonimato, è di colpo balzato agli occhi di tutti, con delle pesanti ricadute sulla gestione di certe informazioni da parte della stampa.
Si fa solo allarmismo?
I mezzi di comunicazione tendono a trasformare fenomeni naturalissimi come i terremoti in tragedie imminenti e ci chiedono di prevedere quando arriverà la "grande scossa" ma farebbero meglio a domandarsi quante case resteranno in piedi la prossima volta e cosa sta facendo nel merito la politica locale.
La prevenzione, insomma
Nei giorni scorsi in Nuova Zelanda c’è stato un sisma 7.2, un terremoto cinquanta volte più potente di quello dell’Aquila. Sono venute giù molte case ma non c’è stata nessuna vittima e mi sembra di aver letto solo qualche trafiletto sulla stampa.
Un terremoto senza vittime non fa notizia. Cos’è che non le va a genio?
Credo che ci sia un problema legato alle fonti, quali fonti usare e come usarle. Per molti suoi colleghi le fonti sembrano avere un valore indifferenziato: in Italia si dà lo stesso credito a un signore come Giampaolo Giuliani e all’INGV – uno dei tre o quattro più autorevoli istituti di ricerca al mondo.
Pensa che servirebbe un maggior numero di divulgatori scientifici?
Nel nostro Paese abbiamo ottimi divulgatori, glielo dice uno che è cresciuto con Piero Angela, ma anche in questo caso vanno chiariti i ruoli: chi fa lo scienziato non ha tempo di divulgare, e viceversa.
Poi c’è la classe politica…
Come INGV abbiamo il dovere di informare costantemente la Protezione Civile sullo stato della sismicità in Italia, lo abbiamo fatto al massimo e continueremo a farlo in modo ineccepibile, ma sia chiaro: la legge dice che devono essere le classi politiche locali a fare prevenzione e che sono gli enti locali i diretti responsabili. Invece dopo il terremoto in Abruzzo siamo stati noi dell’istituto a finire nell’occhio del ciclone.
Facciamo un esempio concreto
La tragedia di Sangiuliano di Puglia. Quando è emerso che la scuola era stata costruita male sono state subito evidenti anche le responsabilità.
Mi permetta una provocazione. La navigazione sul sito internet dell’INGV non è un’esperienza entusiasmante…
E’ vero, forse da questo punto di vista non siamo al passo con i tempi, ma tenga conto che nostro malgrado ci siamo trovati a dover fare anche il mestiere dei comunicatori. Accettiamo le nuove sfide ma siamo sotto organico, mancano i fondi e le risorse.
Tutta colpa di Brunetta e Tremonti?
Non ho detto questo. Lavoro in un istituto pubblico dove la meritocrazia non è mai venuta meno, ma ci sono dei problemi e delle ombre: una eccessiva burocratizzazione che frena il nostro dinamismo e l’efficienza della spesa, e anche l’ingerenza indebita della politica su questioni spicciole.