Quello di Alfano non è razzismo ma semplice buonsenso
02 Agosto 2014
di Ronin
Accusare di razzismo il ministro Alfano non è soltanto stupido ma una prova di malafede. Per due ragioni. La prima, la più importante, è che si nega iprocritamente il grande impegno messo da Alfano nella gestione dell’emergenza immigrazione. La solidarietà dimostrata dall’Italia nel salvataggio degli immigrati che attraversano il Mediterraneo è stata esaltata da autorevoli voci della stampa internazionale, che evidentemente i sinistri non leggono.
La seconda ragione attiene invece agli italici maestri della distorsione giornalistica, che stravolgono parole legittime pur di recitare l’aduso copione della ‘estrema destra xenofoba’. In realtà, Alfano "non ha posto un problema di immigrati o italiani," spiega l’onorevole Pizzolante, "dal momento che questo è lontanissimo dalla sua cultura e da quella del Nuovo Centrodestra". Il ministro "ha posto semplicemente una questione di buonsenso, relativa al fatto che i lavoratori italiani non possono essere penalizzati".
Alfano ha detto chiaramente che da un lato occorre contrastare l’immigrazione irregolare e dall’altro si deve favorire l’integrazione tra le comunità, che non sembra proprio una dichiarazione degna di miss Le Pen. Integrazione e sicurezza, accoglienza e legalità, sono facce della stessa medaglia: l’incontro non è mai quello tra culture astratte bensì tra persone concrete che accettano di condividere un quadro di regole comuni. Gli immigrati devono godere dei nostri diritti ma questi diritti vanno bilanciati con i doveri che discendono dal fatto di vivere nel nostro Paese e che vanno rispettati senza eccezione.
Purtroppo però, parlando di immigrati, quando si pronuncia la parola "doveri" a molti viene l’orticaria.