Quello di Deutsche Post era uno scandalo prevedibile

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Quello di Deutsche Post era uno scandalo prevedibile

15 Febbraio 2008

Il sistema duale o “alla tedesca”, importato con grande sollecitudine dalle banche di casa nostra, in Germania si è di sicuro rivelata una macchina per moltiplicare poltrone nei vari consigli di gestione e sorveglianza. Un modo – non troppo fantasioso – per accontentare tutti e consentire matrimoni altrimenti impensabili: basti pensare alla sintesi tra Banca Intesa e SanPaolo IMI.

Ma, quanto a efficacia nei controlli, non è per nulla detto che garantisca le stesse chances di successo. Anche a non voler dare retta ai moniti severi di Mario Draghi, che da quando è alla guida della Banca d’Italia ha sempre messo in guardia dalle meraviglie del “nuovo” sistema (caratterizzato da una struttura di governance “a due”, che prevede l’elezione da parte dell’assemblea di un organo denominato consiglio di sorveglianza, il quale elegge a sua volta un consiglio di gestione), basterebbe leggere i giornali tedeschi di questi giorni.

La sequenza di scandali per tangenti e corruzione che ha investito alcune delle maggiori società tedesche ha infatti segnalato che, specie nelle società più grosse, il dualistico, invece di rendere più efficiente la governance, ha creato una enorme rete di mutui intendimenti e beneplaciti, in cui si è fatta largo la corruzione.

Non per nulla, le cronache economiche tedesche di queste ore hanno dell’incredibile. Il boss della Deutsche Post, il mitico Klaus Zumwinkel, è stato  inquisito per evasione fiscale – si parla di almeno una decina di milioni di euro – sottratti al Fisco tedesco tramite una Stiftung del Liechtenstein. Le fotografie ritraggono Zumwinkel mentre viene prelevato a casa sua dalla polizia di Colonia, che lo rilascerà dietro dopo
qualche ora dietro prestazione di una garanzia in denaro.

Deutsche Post ha reso noto oggi che il Cda ha proposto al Consiglio di supervisione di accettare le dimissioni rassegnate appunto dall’ad. La formalizzazione dell’atto è prevista per lunedì pomeriggio in occasione della prossima riunione del consiglio di supervisione.

Tuttavia, al di là del dato di cronaca in sé e dello shock causato dall’uscita di scena di un personaggio piuttosto amato dai suoi connazionali, un defenestramento improvviso di Zumwinkel è grave per diverse altre ragioni.

Una ragione è certamente di carattere statistico: dopo gli scandali-corruzione di Volkswagen e Siemens, una mazzata a Deutsche Post sarebbe stata terribile per la fiducia dei mercati nei vertici manageriali tedeschi. Anche in questo caso, a essere chiamati in causa – a parte, ovviamente, Zumwinkel stesso – sono i controllori. Se i soldi sottratti al Fisco tedesco sono gli stipendi da supermanager pagati dalla società, come è possibile che nessuno sapesse dove venissero pagati e andassero a finire?

Un’altra ragione è molto meno filosofica, ma di notevole rilevanza: si tratta le trattative che Zumwinkel sta conducendo quasi da solo con Deutsche Bank e Commerzbank. Lo scopo? Creare – unendo Deutsche Post con uno dei due colossi bancari tedeschi – il più grande “bancoposta” d’Europa. Poste Italiane e le nostre banche, ancora ferme a discutere dei rispettivi ambiti di competenza, farebbero meglio a prendere sul serio la minaccia e ad attrezzarsi seriamente.