Quello per cui combattiamo: meno protezionismo e meno tasse

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Quello per cui combattiamo: meno protezionismo e meno tasse

03 Novembre 2008

Queste elezioni presidenziali arrivano in un momento di svolta. La nostra nazione, infatti, sta combattendo in due diversi conflitti fuori dai suoi confini, sta soffrendo la più grande crisi finanziaria globale dopo la Grande Depressione e deve, allo stesso tempo, fronteggiare una dolorosa recessione.

Io credo nella grandezza dell’America. Credo nella nostra capacità di prosperare, di metterci al sicuro e di restare una faro da seguire sulla scena mondiale. Però non possiamo permetterci di spendere i prossimi quattro anni nello stesso modo in cui abbiamo speso gran parte degli ultimi otto: aspettando che la fortuna ci venga a bussare alla porta. Dobbiamo agire immediatamente. Dobbiamo combattere per fare in modo che le cose cambino.

Le istituzioni in cui credevamo – le banche di Wall Street e i nostri leader – ci hanno tradito, ora dobbiamo fare in modo di sradicare la corruzione e l’arroganza che si sono impossessate di queste istituzioni e dobbiamo riporre la nostra fiducia nelle mani di chi non ci ha mai tradito, specialmente le famiglie americane e le piccole imprese.

Non dobbiamo tassare i piccoli imprenditori ma, al contrario, dobbiamo aiutarli a crescere. Per questo mi opporrò con tutti i mezzi al piano dei Democratici che prevede di ridistribuire il frutto della fatica degli americani e che trasformerebbe la nostra economia in un disastro totale.

Taglierò le tasse alle famiglie, agli anziani, ai risparmiatori e alle imprese – dobbiamo fare in modo di raddoppiare la deduzione per chi ha figli a carico, tagliare le tasse sulle plusvalenze e fare in modo che produzione e lavoratori restino in America tramite una minore tassazione sulle imprese.

Farò in modo che il governo viva di un budget preciso e imporrò questo limite tramite il potere di veto. Non spenderò mai quasi tre miliardi di dollari dei vostri soldi. Invece imporrò un blocco delle spese nel breve periodo e mi sbarazzerò degli sprechi governativi, dei costi doppi e delle frodi – e mi impegnerò a seguire un piano diverso di quello dell’attuale amministrazione e di quello proposto da Barack Obama. 

Non spenderò i vostri soldi soltanto per tirare fuori dai guai i banchieri e i brokers di Wall Street. Ho un piano per salvaguardare il valore delle case e farlo risalire ri-finanziando i mutui in modo che il vostro vicino non sia costretto a fare bancarotta, abbassando ulteriormente il valore della vostra proprietà.

Metterò fine a tre decenni di politiche energetiche fallimentari, smetterò di finanziare i nostri nemici mandando 700 milioni di dollari a paesi che non condividono i nostri valori. Trivellerò il suolo in cerca di petrolio e gas naturale. Dobbiamo fare in modo di rafforzare gli incentivi per le fonti di energia alternative. Per fare ciò incoraggeremo la produzione di automobili elettriche e ibride. Abbasseremo anche i costi dell’energia creando milioni di nuovi posti di lavoro.

Non farò in modo di imporre un sistema d’assistenza sanitaria standard uguale per le famiglie e i per piccoli imprenditori a colpi di multe e richieste di pagamenti. Farò in modo di abbassare i prezzi sempre più alti della salute pubblica per mezzo della competizione e di una scelta più ampia possibile, riformerò in modo equo il mercato delle assicurazioni e farò in modo che voi possiate tenervi il vostro piano medico anche se doveste cambiare lavoro o decideste di rimanere a casa.

Un posto di lavoro su cinque in America dipende dal commercio con l’estero, io difenderò queste occupazioni dalla minaccia isolazionista dei Democratici. Renderò più facile il commercio dei nostri beni oltre oceano, evitando la perdita di ulteriori posti di lavoro. Aprirò nuovi mercati per i nostri prodotti e farò in modo che il commercio sia libero ed equo. Aiuterò i lavoratori che hanno perso il loro impiego a trovarne un altro più stabile.

Obama vorrebbe alzare le tasse e limitare il commercio. L’ultima volta che l’America – durante una fase di economia stagnante – si è comportata così abbiamo avuto la Grande Depressione.

Mentre la maggior parte degli americani è alle prese con la crisi economica, il prossimo presidente si troverà di fronte a un mondo di minacce alla sicurezza nazionale. Tutti i progressi compiuti dalle nostre truppe in Iraq negli ultimi diciotto mesi, per esempio, potrebbero essere vanificati da un ritiro prematuro che non tenga conto delle condizioni sul campo. Siamo perfino stati in grado di mettere in ginocchio al Qaeda, specialmente in Iraq, ma i terroristi hanno trovato un nascondiglio sulla frontiera pakistana tra coloro che stanno cercando di rovesciare i governi legittimi di Kabul e Islamabad.

L’Afghanistan si sta avviando verso un momento di crisi, proprio come accadde in Iraq nel 2006. Come uno dei primi fautori della “surge” irachena, so benissimo che un semplice aumento di truppe non darebbe gli stessi risultati in Afghanistan. Qui ci serve una nuova ed esauriente strategia che integri gli sforzi civili e quelli militari e tenga conto delle varie tribù afghane.

Ci sono anche altre minacce all’orizzonte: i programmi nucleari di Iran e  Corea del Nord; la politica aggressiva della Russia nei confronti dei suoi vicini; l’avventurismo venezuelano; il genocidio in Darfur e il riscaldamento globale. Queste sono solamente alcune delle minacce che già conosciamo. Così come erano in pochi ad aspettarsi un’invasione della Georgia da parte della Russia, ora non possiamo sapere quando o da dove arriverà una nuova crisi. L’unica certezza che abbiamo è che, come ha garantito Joe Biden, le prove che il nuovo presidente si troverà ad affrontare saranno tanto più severe quanto la sua leadership verrà percepita come debole in tema di politiche di sicurezza nazionale.

Ho speso tutta la mia vita a difendere l’America. L’ex Segretario di Stato George Schultz paragonava la diplomazia alla cura di un giardino: se volete che le vostre relazioni fioriscano, allora dovete curarle. Ho fatto tutto questo, viaggiando in giro per il mondo e stabilendo contatti con tutti, dai dissidenti ai capi di Stato. In questo mondo c’è una grande necessità di leadership americana, da quello che ho capito, ed è solamente esercitando  questa leadership con grazia e saggezza che potremmo salvaguardare con successo i nostri stessi interessi.

Quando sarò presidente non offrirò a pericolosi dittatori la possibilità incondizionata di sedersi attorno a un tavolo con noi, né tantomeno mi precluderò la possibilità di utilizzare strumenti diplomatici a nostro vantaggio. Rispetterò gli accordi commerciali con in nostri alleati, non li reciderò unilateralmente. Farò chiudere la prigione di Guantanamo e vieterò le torture. Espanderò le nostre forze armate e trasformerò le nostre agenzie governative e militari per vincere la battaglia contro il radicalismo islamico.

Credo che l’America sia un paese eccezionale e come tale richieda una leadership eccezionale. Dopo le difficoltà degli ultimi otto anni, gli americani hanno fame di cambiamento e se lo meritano. La mia carriera è stata dedicata alla sicurezza e alla prosperità del nostro paese e di tutti quelli che cercano di vivere in libertà. È tempo di riportare la nostra nazione e il nostro mondo sulla giusta via.

Traduzione Andrea Holzer

Tratto da "The Wall Street Journal"