Quello spettro di Al-Qaeda sulla guerra civile in Siria

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Quello spettro di Al-Qaeda sulla guerra civile in Siria

25 Febbraio 2012

Liberiamo, liberiamo la Siria da Bashar Al-Assad, ma poi? Il regime siriano sta continuando da mesi, pressoché indisturbato, un’orribile carneficina ai danni degli oppositori siriani, oggi in possesso un Syria Free Army. I dissidenti siriani, anche in Italia, fanno circolare sui social network notizie, video e fotografie delle barbarie che i civili sopportano ogni giorno e che finiranno prima o poi.

Se la fine del dittatore è solo una questione di tempo, è necessario lungimiranza e il pensiero deve andare al “dopo Assad”. Getta una luce sinistra sul destino della sanguinosa “rivolta” siriana il fatto che questa abbia ottenuto l’appoggio nientemeno che di Ayman Al-Zawahiri, succeduto a Bin-Laden come capo di Al-Qaeda.

Il 12 febbraio scorso infatti, Al-Zawahiri è comparso in un video di 8 minuti intitolato “Avanti, Leoni di Siria” (da notare che anche i 19 terroristi dell’11 Settembre 2001 fossero stati definiti “giovani leoni”), per esprimere appunto il proprio sostegno alla rivolta nel Paese mediorientale. L’ ideologo dell’organizzazione terroristica globale islamica fa inoltre appello ai musulmani di Turchia, Iraq, Libano e Giordania perchè accorrano in aiuto dei ribelli siriani.

Il video è circolato pochi giorni dopo l’arrivo della notizia, diramata da fonti anonime americane, che Al-Qaeda ha effettuato due attacchi terroristici contro le strutture d’intelligence siriane a Damasco, mentre il vice-ministro dell’Interno iracheno, Adnan Al-Assadi, ha dichiarato all’agenzia di stampa AFP, che i jihadisti iracheni stanno inviando militanti e armi nella vicina Siria.

E’ noto che il sogno di Al-Qaeda di creare un califfato basato sulla sharia dopo aver spazzato via tutti gli "empii" regimi arabi, comprende anche la Siria. Tale sogno potrebbe anche diventare realtà, magari dopo aver provocato anche un intervento americano.

I jihadisti di Al-Qaeda hanno beneficiato del sostegno garantito da Damasco ai sunniti iracheni tra il 2003 e il 2007 ( il regime di Bashar Al-Assad fa riferimento al partito Baath come il regime del sunnita Saddam Hussein), ma il consolidamento del potere sciita in Iraq ha molto indebolito queste forze.

Ora quegli stessi jihadisti si stanno spostando in Siria, indebolendo la minoranza alawita, che fa riferimento allo sciismo e alla quale appartiene anche la dinastia degli Assad, sostenuta dall’Iran.

Al-Qaeda sta sfruttando l’impopolarità del regime presso la maggioranza sunnita, di cui fa parte l’opposizione, per prendere il controllo sulla Siria. L’organizzazione terroristica sta traendo vantaggio della violenza settaria che rischia di fare sprofondare il Paese in una vera e propria guerra civile.  Tale conflitto si estenderebbe poi a tutta la regione, vedendo fronteggiarsi alla fine due “colossi” dell’islam: l’Arabia Saudita, sunnita, e l’Iran, sciita.

Finora Al-Qaeda non è riuscita nel suo intento, ma nel suo (sempre destinato a fallimento) tentativo, ha la possibilità di ritagliarsi un ruolo nel conflitto. Inoltre, non è da escludere – ma questo non ha a che fare direttamente con Al-Qaeda – potrebbero affermarsi anche in Siria i Fratelli musulmani e i salafiti (magari tornati dall’esilio all’estero) attraverso le elezioni. L’abbiamo visto accadere in Tunisia, in Egitto e in Marocco. Anche la Libia è sprofondata nell’estremismo islamico e nella violenza settaria a seguito dell’intervento armato europeo. Ciò ha naturalmente provocato lo scontento e la preoccupazione anche dei musulmani moderati e liberali.

Oltre al pericolo di faide interne tra musulmani, c’è grande preoccupazione per le sorti della minoranza cristiana siriana, che finora ha sempre goduto di un certo rispetto. A lanciare l’allarme personalità come Mons. Antoine Audo, Arcivescovo melchita di Aleppo, il quale spiega ad Asia News che “i cristiani sono la minoranza più minacciata dalla guerra civile siriana e tentano di fuggire dal Paese”, soprattutto verso Iraq, dove per altro i cristiani sono già vittime di persecuzioni. “Essi si sentono indifesi di fronte all’escalation di violenza che da mesi imperversa nel Paese”, afferma Audo. Eppure la presenza cristiana unita intorno alla Chiesa, dice l’alto prelato, “aiuta la popolazione cristiana e musulmana a lavorare per il bene del Paese, spingendo alla riconciliazione e non alla vendetta".

Dovrebbero tener presente tutto questo i dissidenti anti-Assad che mirano ad una Siria e ad un Medio Oriente autenticamente pacifici, tolleranti e democratici.