Quesito referendum, palla lunga del Tar, M5S: “E’ titolo truffa”

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Quesito referendum, palla lunga del Tar, M5S: “E’ titolo truffa”

17 Ottobre 2016

Udienza di tre ore per esaminare il ricorso, presentato da Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana, che contesta la formulazione del quesito del Referendum costituzionale. Tanti gli avvocati che hanno preso la parola di fronte alla seconda sezione bis del Tar del Lazio, presieduta da Elena Stanizzi: non è possibile, allo stato, fare previsioni sul verdetto dei giudici amministrativi, date le numerose eccezioni sollevate in aula.

La richiesta è quella di sospensione del decreto della presidenza della Repubblica del 27 ottobre con il quale è stata disposta l’indizione del referendum. Tre sono le possibilità di decisione: confermare il provvedimento di indizione del referendum, annullarlo potendo anche dare indicazioni su eventuali cambiamenti nel quesito oppure dichiararsi incompetente sulla materia. 

Se, da un lato, il Codacons ha chiesto di riunire tutti i ricorsi presentati sul quesito referendario, comprendendo quindi nella trattazione anche quello depositato dall’associazione dei consumatori e quello firmato dal presidente emerito della Consulta, dall’altro, gli avvocati Giuseppe Bozzi, Enzo Palumbo e Luciano Vasques, che hanno presentato il ricorso di M5S e Sinistra Italiana, hanno chiesto, oltre all’annullamento nel merito del decreto con cui la presidenza della Repubblica ha indetto il Referendum, la trasmissione degli atti alla Corte costituzionale al fine di verificare la legittimità della legge del 1970 sull’iter referendario.

Se i giudici dovessero accogliere le eccezioni, si può prevedere la pubblicazione di un’ordinanza in tempi brevi. L’avvocato Bozzi ha così dichiarato: “Abbiamo ribadito che sono stati violati i diritti costituzionali sull’espressione di un voto consapevole e informato, come stabilito dall’articolo 48 della Costituzione“.

A sostenere in udienza la legittimità del quesito sono stati l’Avvocatura dello Stato, nonché alcuni rappresentanti del ‘Comitato per il Sì”, intervenuti in opposizione al ricorso del Movimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana. In una difesa blanda che è suonata così: “Non è vero che la formulazione del quesito non consente la formazione della volontà dell’elettore, perché il testo richiama la legge di riforma e dunque consente a ogni cittadino di potersi informare andando a leggere la norma varata in Parlamento“.

A cui ha replicato il portavoce alla Camera del M5S “Il titolo del referendum rappresenta una truffa; noi andiamo a spiegare i reali contenuti del No, vogliamo dire che non bisogna limitarsi ai titoli. Se dovesse essere correttamente spiegato cosa sta sotto questo titolo, i cittadini onesti andrebbero a votare No”. Aggiungendo, “il bicameralismo non viene semplificato ma complicato Poi passeremo a dieci modi differenti di fare le leggi, sarà peggio di adesso, ci sarà un totale blocco istituzionale e avremo un’Italia meno affidabile e più caotica. Chi dice che non si toccano i principi fondamentali della Costituzione dice balle. Se passa il No, ci sarà finalmente la possibilità di intervenire sulle riforme necessarie per i cittadini”.

Anche il Colle, intanto ha provato a replicare. In relazione a quanto affermato in una nota di ricorrenti al Tar Lazio, in cui impropriamente si attribuisce alla Presidenza della Repubblica la formulazione del quesito referendario, negli ambienti del Quirinale si precisa che il quesito che comparirà sulla scheda è stato valutato e ammesso, con proprio provvedimento, dalla Corte di Cassazione, in base a quanto previsto dall’art 12 della legge 352 del 1970, e riproduce il titolo della legge quale approvato dal Parlamento.