Questa è la via che Mitt Romney deve seguire per andare alla Casa Bianca

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Questa è la via che Mitt Romney deve seguire per andare alla Casa Bianca

Questa è la via che Mitt Romney deve seguire per andare alla Casa Bianca

26 Maggio 2012

Martedì, il sondaggio settimanale Gallup dava Barack Obama e Mitt Romney appaiati al 46%. Con il presidente uscente sotto il 50% e il favore di Romney presumibilmente in ascesa, per lo sfidante repubblicano le probabilità di vincere diventano buone. Per prendere la Casa Bianca, Romney ha bisogno di 270 voti nel Collegio elettorale. Li otterrà con una strategia “3-2-1”.

Qualora Romney mantenesse gli stati in cui ha vinto John McCain nel 2008 e riconquistasse il secondo distretto del Nebraska (questo stato dispone di cinque voti in Collegio, tre vanno a ogni distretto e gli altri due a chi ottiene più voti su scala statale), il Collegio sarebbe 14 voti più vicino rispetto alla forbice 365 a 163 del 2008. Questo perché, dopo i dati del censimento 2010, sono stati diminuiti i seggi in Collegio spettanti a Massachusetts, New York e Illinois, tradizionalmente democratici, e sono stati aumentati i voti spettanti a Carolina del Sud, Georgia e Texas, tradizionalmente repubblicani.

Nessuno degli stati in cui vinse McCain sembra in pericolo per il Partito repubblicano, quest’anno. Dopo questo primo ostacolo, la strada della vittoria, per Romney, inizia con un “3” – tre come Indiana, Carolina del Nord e Virginia, un trio di stati storicamente repubblicani. Nel 2008, Obama vinse di stretta misura nell’Indiana (con solo l’1% in più del rivale) e in Carolina del Nord (ancor meno, 0,32%). Oggi, neanche il team di Obama sostiene che l’Indiana sia in gioco. Anche la Carolina del Nord sembra allontanarsi dal presidente: un sondaggio Rasmussen del 14 maggio dava Romney al 51%, Obama al 43%. Al contrario, la Virginia resterà campo di battaglia elettorale fino all’Election Day; qui Obama vinse con sei punti di margine e attualmente, secondo i sondaggi periodici RealClearPolitics, è accreditato di più di tre punti di vantaggio.

Se Romney riuscisse a riportare i 39 voti complessivi di questi tre stati al Partito repubblicano, il Collegio elettorale conterebbe 319 voti per Obama, 219 per Romney. Poi c’è il “2” – come Florida e Ohio. Sono passati dai Repubblicani nel 2004 ai Democratici nel 2008. In entrambi non c’è stata una vittoria netta: nel primo Obama ha vinto con un margine del 2,8%, nel secondo del 4,6%. Il vantaggio di favori di cui gode il presidente sta scemando nella comunità ebraica, è nettamente diminuito tra i latini, e gli anziani sono inquieti. In Ohio, Obama ha diversi problemi tra la classe lavoratrice bianca e nella ricca provincia. La gara è estremamente serrata nello stato di Buckeye – un sondaggio Quinnipiac del 7 maggio tra iscritti alle liste elettorali dava Romney al 44%, Obama al 45%. Un altro sondaggio Quinnipiac del 21 maggio riferito invece alla Florida dava Romney in crescita, da un precedente 41% al 47%.

Questi due stati dispongono, in tutto, di 47 voti. Se Romney li conquistasse, nel Collegio elettorale si andrebbe a 272 Obama-266 Romney.

Il che ci porta al passo “1”. A Romney mancherebbe ancora uno stato – qualunque stato – e la Casa Bianca sarebbe sua. Avrebbe molte strade di fronte a lui. Una è quella del vicinato. Se l’ex governatore del Massachusetts, nonché residente di Boston, conquistasse il vicino New Hampshire, i suoi quattro voti lo innalzerebbero alla magica soglia dei 270 e allo Studio Ovale. C’è poi la strada dei Grandi Laghi, che passa attraverso il Michigan (16 voti), la Pennsylvania (20) e il Wisconsin (10). Di questi tre, il Michigan appare un obiettivo difficile. Ma l’antipatia di Obama verso il carbone, cumulata ai suoi problemi con la classe lavoratrice bianca e con gli elettori nella provincia, rendono assai più incerta la situazione in Pennsylvania. Un sondaggio Rasmussen del 21 maggio su un campione di probabili elettori dava il presidente in vantaggio di sei punti percentuali.

Se poi il governatore Scott Walker sopravvivesse al voto del 5 giugno con un margine sostanzioso, anche il Wisconsin potrebbe diventare conquistabile – come avvenne nel 2000 e nel 2004, quando i democratici vinsero con margini strettissimi. Un sondaggio Marquette University del 12 maggio su presunti elettori dà i due pretendenti alla Casa Bianca in pareggio, entrambi al 46%.

La rotta occidentale passa invece per Colorado (9 voti), Nevada (6) o Nuovo Messico (5). Un sondaggio Purple Strategies del 23 aprile su presunti elettori dà i due sfidanti in parità al 47%. Con la disoccupazione più alta della nazione (11,7%), gli abitanti del Nevada non dimenticano l’invettiva pronunciata nel 2010 da Obama contro Las Vegas: “Quando i tempi sono difficili, si stringe la cinghia… Non si va a buttare i soldi a Las Vegas”. In più, il Nuovo Messico è retto da una governatrice latina e repubblicana assai popolare, Susana Martinez.

C’è poi la via diretta. L’Iowa (sei voti) ha lanciato Obama nel 2008, ma ora i media riferiscono che il suo team elettorale sta dedicando un’attenzione particolare a questo stato; ciò che tradisce ansia. Obama ha fallito da tempo la possibilità di replicare la sua performance del 2008, e ora deve combattere per riconquistare gli stati dove aveva vinto. Le probabilità, adesso, sono, sia pur di poco, in favore di Romney.

 

Tratto dal Wall Street Journal

Traduzione di Enrico De Simone