Racconto biobibliografico del McCarthy che nessuno conosce

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Racconto biobibliografico del McCarthy che nessuno conosce

27 Aprile 2008

Il 2007 è stato un anno d’oro per Cormac McCarthy. La Strada ha vinto il premio Pulitzer, mentre il film dei fratelli Cohen Non è un paese per vecchi – tratto dal suo romanzo del 2005 – si è portato a casa 4 Oscar. Un successo tale da spingerlo alla sua prima intervista televisiva, al “The Oprah Winfrey Show”: in quell’occasione è apparso all’America come un “socievole solitario”, definizione da lui stesso coniata in un’altrettanto eccezionale intervista rilasciata al “New York Times” anni prima.

La verità è che di Cormac McCarthy non sappiamo  molto. I suoi libri vendono moltissimo, è considerato “uno dei quattro migliori scrittori americani viventi” (parola del critico Harlod Bloom) e viene paragonato nientemeno che a Faulkner. Perché, allora, sappiamo così poco? Semplice: McCarthy non ama parlare di scrittura, e alla compagnia dei colleghi letterati preferisce quella “degli scienziati del Santa Fe Institute”.

Ma come accade per tutti i grandi – da Dante a Hemingway –, la stessa vita dello scrittore può essere considerata romanzo a sé. E quel poco che si sa, prima di addentrarsi nei meandri della sua bibliografia, è bene raccontarlo.

Cormac McCarthy nasce a Rhode Island nel 1933, terzo di sei figli. Quattro anni dopo segue la famiglia a Knoxville: il padre, avvocato, inizia a lavorare nella Tennesse Valley Authority. La nuova città, rampa di lancio per la carriera paterna, è anche il luogo dove il piccolo scrittore frequenta un liceo cattolico. Poi passa all’Università, indirizzo scienze umanistiche. Siamo negli anni cinquanta: compiuti vent’anni è il momento di servire gli Stati Uniti, al soldo dell’Aeronautica. Il servizio militare è anche la prima occasione di allontanarsi dal Tennessee: il futuro scrittore trascorre due anni di stanza in Alaska, inaugurando una serie di spostamenti che costelleranno tutta la sua vita.

Il ritorno all’univeristà (1957) segna anche l’esordio letterario di McCarthy. I romanzi sono ancora lontani: le prime prove dello scrittore sono due racconti – A Drowning Incident e Wake for Susan – pubblicati dal giornalino studentesco “Phoenix”. Il successo è immediato: nel 1959 e 1960 vince l’Ingram-Merrill Award per la scrittura creativa. Ora è chiaro: la strada di McCarthy è quella della narrazione.

La vita avventurosa dello scrittore comincia fuori dalle aule universitarie, all’alba degli anni sessanta. McCarthy lascia il Tennessee e va a Chicago, dove lavora come meccanico e inizia a scrivere il suo primo romanzo. Poco dopo sposa Lee Hamilton, ex compagna di studi: è il suo primo matrimonio, che lo riporta per qualche tempo a casa. Lee e Cormac avranno anche un figlio, immediatamente seguito dal divorzio.

Chiusa una porta, si apre un portone. Nuovamente libero di inseguire i propri sogni, McCarthy riceve un finanziamento dall’Accademia di Arti e Lettere: siamo nel 1965, è tempo di vedere l’Europa. Zaino in spalla, Cormac si imbarca su una nave di linea diretto in Irlanda, a caccia dei suoi antenati: scoprirà tra l’altro che uno di loro – nella seconda metà del ‘400 – riedificò lo splendido Blarney Castle, a pochi chilometri da Cork. Nel corso della traversata dal Nuovo al Vecchio Mondo, lo scrittore conosce una ballerina: è Anna DeLisle, che nel 1966 sposa in Inghilterra. Con lei, grazie a nuovi fondi della Rockfeller Foundation Grant, McCarthy continua il viaggio europeo: Francia, Svizzera, Italia e Spagna, con quello spirito da esploratore che caratterizzerà i suoi più grandi personaggi.

In patria, intanto, Random House – casa editrice di Faulkner – dà alle stampe il primo romanzo di McCarthy, ultimato prima di partire per l’Irlanda. Si tratta de Il guardiano del frutteto (Einaudi, 2002), storia di un omicidio perpetrato in una piccola comunità del Tennessee. Tornato negli Stati Uniti con la seconda moglie, l’autore si mette al lavoro sulla sua seconda opera: Il buio fuori (Einaudi, 1997), pubblicato nel 1968, mette in scena la storia di un bambino frutto d’incesto, prima abbandonato e poi ricercato dal padre. La critica conferma le note positive spese per Il guardiano del frutteto, e il nome di McCarthy inizia a farsi largo così nel panorama letterario americano.

Tra gli anni sessanta e settanta, i coniugi McCarthy si trasferiscono in una fattoria nei pressi di Louisville. Qui, a contatto con la natura, lo scrittore si dedica a lavori di ristrutturazione del casolare e alla scrittura di un nuovo romanzo, Figlio di Dio (Einaudi, 2000). Pubblicato nel 1973, il romanzo – storia di un uomo segnato dalla violenza, dalla perversione e dall’isolamento – riceve buone critiche, ma il pubblico sembra non gradire (anche a causa di una scrittura ostica, che evita accuratamente le classiche convenzioni). Gli anni settanta vedono anche una breve collaborazione con il cinema – in qualità di sceneggiatore – e il secondo divorzio: nel 1976 Cormac e Anne si lasciano, e lo scrittore si trasferisce a El Paso (Texas).

Con la fine degli anni settanta arriva però la consacrazione letteraria. Frutto di un lavoro decennale, nel 1979 vede finalmente la luce Suttree: romanzo parzialmente autobiografico, è la storia di Cornelius Suttree, cittadino di Knoxville che ripudia la moglie per dedicarsi alla pesca sul Tennessee River. Suttree è la sua opera più complessa, definita da Nelson Algren “una memorabile commedia americana” ed esaltata poi da gran parte della critica. Da qui in avanti, la strada è tutta in discesa.

Il 1985 è l’anno di Meridiano di sangue (Einaudi, 1996), ambientato a metà Ottocento al confine con il Messico, tra bande di gangster ed efferati omicidi. Di scarso successo all’epoca, oggi è considerato un punto di svolta nella sua carriera: Meridiano di sangue, col senno del poi, inaugura infatti la produzione western che regalerà all’autore un successo planetario.

Lasciata la Random House per la Alfred A. Knopf, nel 1992 lo scrittore inaugura la “Trilogia della frontiera” con Cavalli selvaggi (Einaudi, 2006), bestseller che mette d’amore e d’accordo la critica e un vasto pubblico. Quella della frontiera sembra la strada giusta, cercata per anni: il secondo volume della trilogia,  Oltre il confine (Einaudi, 2006), è un altro grande successo. Il viaggio del giovane Billy verso il New Mexico per riportare a casa una lupa, tra paesaggi visionari, riprende quello dei due amici di Cavalli selvaggi: stesso desiderio di fuga, stessa ricerca di qualcosa, stessa natura selvaggia e misteriosa. A chiudere i romanzi di frontiera, nel 1998, è Città della pianura (Einaudi, 2006): il coronamento di una trilogia che lascia un segno indelebile nella narrativa americana contemporanea.

Le ultime prove di McCarthy, divenuto nel XXI secolo una celebrità anche in Italia, sono note a tutte. Nel 2005 esce Non è un paese per vecchi (Einaudi, 2006), immortalato dai Cohen sul grande schermo. Nel 2006 è la volta del capolavoro La strada (Einaudi, 2007), altro viaggio americano verso una meta non meglio identificata.

All’età di 75 anni, McCarthy si è stabilito nell’Olimpo della letteratura americana: umile e solitario, lo scrittore vive con la terza moglie Jennifer a Santa Fe, nel New Mexico teatro di tante storie. Lontano dai riflettori, a contatto con la natura e i suoi segreti: così McCarthy ha scelto di parlare con l’aria e con la terra, per poi raccontarle nei suoi romanzi così carichi delle più elementari – e micidiali – forze della natura e dell’essenza umana.