Rafforzeremo il bipolarismo   Per Casini è tempo di scegliere

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Rafforzeremo il bipolarismo Per Casini è tempo di scegliere

Rafforzeremo il bipolarismo   Per Casini è tempo di scegliere

07 Febbraio 2012

Il disegno è ambizioso: rafforzare, d’intesa con il Pd, il bipolarismo; preservare, se possibile, l’alleanza con la Lega, magari prospettando al Carroccio la parte del sistema elettorale spagnolo che valorizza i partiti territoriali; spingere il Terzo polo ad abbandonare la strategia del ritorno al proporzionale e alle preferenze. Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo del Pdl al Senato, plenipotenziario di Silvio Berlusconi su riforme e legge elettorale, spiega come il Cavaliere tornerà protagonista nell’ultimo annodi legislatura Berlusconi ha rotto gli indugi: il sistema di voto va cambiato d’intesa col Pd.

Tornano le preferenze?

«La nostra esigenza è mantenere il bipolarismo. E deve essere l’elettore a scegliere il governo. Un bipolarismo fisiologico che, però, non si deve fondare su alleanze obbligatorie, tali da trasferire il conflitto all’interno delle coalizioni. E poi deve esserci maggiore coinvolgimento dell’elettore nella scelta della rappresentanza. Questo, però, non significa automatico ritorno alla preferenza».

A cosa pensa, allora?

«Ad esempio ai collegi uninominali. O a collegi molto piccoli, con liste di tre o quattro candidati. La preferenza è solo uno dei modi con i quali coinvolgere di più l’elettore».

Oggi il Pdl inizia il suo giro di consultazioni con gli altri partiti. Con chi puntate a scrivere la nuova legge elettorale?

«Premesso che la discussione è aperta a tutti, qual è la forza che ha il nostro stesso obiettivo? Il Pd. In questo senso i democratici sono gli interlocutori privilegiati».

E la Lega?

«Il nostro giro di consultazioni inizia con il Carroccio. Non è un caso. Vogliamo verificare, alla luce del patrimonio comune, se anche adesso ci sono punti di caduta convergenti. D’altra parte non possiamo nascondere il fatto che tra Pdl e Lega vi sia un rapporto dinamico…».

Si riferisce alle frizioni nell’ultima fase di governo?

«Dell’esperienza all’esecutivo c’è tanto da salvare, a partire dal federalismo fiscale. Mi riferisco, semmai, a come ne siamo usciti. Con due posizioni: noi appoggiamo il governo Monti, loro no. Non possiamo far finta di non vederlo».

E Il Terzo polo?

«Deve scegliere: o la semplificazione del sistema, o la frammentazione. Vogliono o no correre il rischio di diventare grandi, di contribuire a semplificare il quadro politico?».

Ma il Terzo polo, lo dice la parola stessa, nasce come terza opzione tra voi e il Pd.

«Il bipolarismo non esclude terze forze. Bipolarismo significa che le terze forze non devono essere quelle che decidono la sorte del governo. Allo stesso modo, però, in un sistema bipolare le terze forze nutrono l’ambizione di diventare le seconde».

Ammetterà che la prospettiva, per Pier Ferdinando Casini, non è così allettante.

«Non è un discorso di convenienza. Se il Terzo polo pensa di potere crescere, di diventare grande, nel sistema bipolare c’è posto. Se, invece, vogliono tornare indietro, il bipolarismo non c’è più».

Torniamo alle vostre esigenze: quale modello elettorale le tutela meglio?

«Ce ne sono tanti: il modello americano, quello inglese, quello australiano. Per restare più vicino a noi, anche quello spagnolo. Ciò non vuol dire che quel sistema vada importato nella sua interezza».

Pensate ad un mix?

«Non c’è dubbio che i modelli si possano, come dire, ibridare. E’ probabile, anzi, che si trovi una via italiana tra i sistemi».

Berlusconi ha accennato anche alle riforme istituzionali: è la volta buona?

«Il messaggio è chiaro: dobbiamo andare avanti. Anche mettendo mano alla Costituzione. Abbiamo istituzioni invecchiate: i governi devono avere maggiore forza. Non è possibile, ad esempio, che un presidente del Consiglio non possa licenziare un ministro con il quale non va d’accordo. Così come sarebbe auspicabile avere regolamenti parlamentari che garantiscano tempi certi per l’approvazione dei provvedimenti dell’esecutivo».

Non è velleitario pensare di riformare la Costituzione in poco più di un anno?

«Se vogliamo una soluzione all’altezza della crisi, la legge elettorale si dovrebbe raccordare con una riforma più generale della Carta».

Ma i tempi ci sono?

«Se c’è un accordo, ci sono. In Senato abbiamo discusso per due anni e mezzo di come riformare il regolamento parlamentare. Poi, con la volontà politica favorita dall’arrivo del governo Monti, l’accordo sulle modifiche è arrivato in una settimana».

(tratto da Libero)