Ragazzine infibulate, donne mutilate: quando il crimine diventa “tradizione”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Ragazzine infibulate, donne mutilate: quando il crimine diventa “tradizione”

16 Dicembre 2016

Esiste un atto barbarico e crudele sancito dalla legge islamica, si tratta della mutilazione genitale femminile. Pratica che l’OMS riassume in poche righe, “la mutilazione include procedure che intenzionalmente alterano o causano lesioni agli organi genitali femminili per ragioni non mediche. La procedura non reca alcun beneficio per la salute di donne e ragazze e può causare gravi emorragie e problemi di minzione, cisti, infezioni, così come complicazioni nel parto e aumento del rischio di mortalità neonatale. Oggi sono più di 200 milioni le donne e le bambine viventi sottoposte a mutilazione in trenta paesi dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia. La pratica è effettuata per lo più su bambine o quindicenni. La mutilazione genitale femminile è una vera e propria violazione dei diritti umani“.

Detto ciò, arrivano nuove sul tema dalla civilissima Gran Bretagna. Quella che persino l’OMS descrive come una violazione dei diritti umani, nel Regno Unito coinvolgerebbe, in maniera illegale, ben 8.000 ragazzine. Le famiglie coinvolte dovrebbero essere perseguite penalmente, ma al momento non si è mossa foglia e ci domandiamo se mai accadrà nel paese in cui per anni è stata nascosta sotto il tappeto, per timore di essere tacciati di islamofobia, la scioccante storia delle migliaia di bambine stuprate da bande di musulmani. Secondo quanto denunciato da Black Health Initiative – un ente che si occupa di assistenza sanitaria e sociale con sede nel Regno Unito – vengono coinvolte infermiere fatte arrivare direttamente dall’Africa per effettuare la mutilazione.

Heather Nelson, la donna che gestisce l’ente, ha dichiarato di essere “a conoscenza di veri e propri parties – festini in cui avvengono le mutilazioni – qui in Inghilterra. Ne abbiamo dovuto interrompere uno nel West Yorkshire, e abbiamo impedito che un altro avesse luogo. Sono sempre di più le ragazze che vengono portate all’estero per la mutilazione, o le ostetriche specializzate che atterrano giusto per mettere mano agli arnesi. Le ragazzine, poi, vengono indotte a celebrare l’evento. Qualcuno si starà chiedendo, ‘perché non chiamate la polizia?’ Possiamo dirvi che ogni qual volta ci siamo rivolti alle forze dell’ordine abbiamo scoperto che non tutti gli ufficiali hanno piena consapevolezza di cosa sia la mutilazione genitale femminile”.

Il professor Hazel Barrett, che studia queste cose alla Coventry University, ha detto: “Le feste sono il modo tradizionale con cui le mutilazioni genitali femminili vengono eseguite in Africa e in alcune zone del Medio Oriente. Le ragazze vengono divise in gruppi di età simili e mutilate, così che le famiglie possono dividere le spese. E siccome si tratta di un rito di passaggio, è giusto, poi, festeggiare.” L’ente ha inoltre scoperto il caso di una bambina di otto anni che si pensava stesse marinando la scuola. In realtà si nascondeva, ogni mattina, da giorni, nel bagno della scuola tale era il dolore. La polizia del West Yorkshire ha dichiarato di essere a conoscenza del fatto che le ragazze nella contea sono sottoposte a mutilazioni. Ma non hanno informazioni specifiche sul dove accada tutto ciò. 

Le aree in cui si registrano il maggior numero di casi coinvolgono le città di Birminghan, Bristol, Manchester e Londra. A Sheffield vive una donna, Fatima, che ha raccontato alla BBC di aver subito la mutilazione a dieci anni, quando viveva in Africa. “Un giorno mia zia arrivò a casa e senza dire niente mi portò nel luogo dove mi avrebbero tagliata. Trovai cinque donne pronte ad immobilizzarmi. Subito dopo ho avuto un’infezione che oggi mi impedisce di avere figli. Non mi sento più una donna”. E’ sempre la BBC  a raccontare che in Inghilterra ancora nessuno è stato condannato, “al di là di ogni immaginazione” – dicono i parlamentari che hanno redatto un rapporto sullo scandalo nazionale – da quando trent’anni fa la pratica è stata dichiarata illegale nel Regno Unito.

Un solo episodio di mutilazione è stato portato a processo, ma entrambi gli imputati coinvolti sono stati assolti lo scorso anno. Gli ultimi dati risalgono a luglio, e ci dicono che, tra aprile 2015 e marzo 2016, ci sono stati 5702 nuovi casi. Ed è chiaro che il numero crescente della pratica raccapricciante è direttamente proporzionato al flusso di migranti musulmani arrivati nel Regno Unito. Ma le autorità, probabilmente, non affronteranno con la decisione che serve questo problema tragico ed enorme, che si sta diffondendo a macchia d’olio. Troppo occupate a dire che religioni come quella islamica non c’entrano nulla e che le mutilazioni sono un fenomeno “culturale”. E ci mancherebbe che le democrazie occidentali mettano il naso in culture altrui!