Raggi straccia Giachetti, boom Appendino a Torino. Ballottaggi incubo per Renzi
19 Giugno 2016
I dati del terremoto ai ballottaggi delle elezioni Comunali 2016: a Roma Raggi al 67 per cento, Giachetti al 32 per cento. A Milano Sala al 51, Parisi al 48. A Torino, Appendino al 54, Fassino al 45. Virginia Raggi surclassa Roberto Giachetti. Chiara Appendino, sempre 5 Stelle, rimonta a sorpresa lo svantaggio del primo turno con Fassino. Il centrosinistra vince con Beppe Sala ma lo fa solo recuperando a sinistra, sottolineando la contiguità con Pisapia e soprattutto ‘scaricando’ Renzi, come avevamo scritto ieri (“alle urne pensate a me e non a Renzi. Chi va alle urne deve pensare a Beppe Sala”, ha ripetuto nell’ultima conferenza stampa Sala).
A Milano, Stefano Parisi perde con qualche punto di distacco, dopo una straordinaria rimonta e dopo aver condotto una campagna elettorale da protagonista. Una rimonta più sua che dello schieramento. Ma detto questo, dobbiamo ammettere che bisogna fare una riflessione su quello che avevamo scritto e sperato nelle ultime settimane di campagna elettorale meneghina. Davvero il centrodestra unito vince? Oppure le differenze interne ormai sono tali da non riuscire più a produrre una sintesi, uno schieramento credibile?
Per il Pd le cose sono andate malissimo. La tanto decantata ‘rimonta’ di Giachetti a Roma non c’è stata, anzi, il distacco tra Pd e M5S è stratosferico, 30 punti. I candidati renziani come Giachetti, che doveva essere l’uomo del rinnovamento, non sfondano, ma vengono doppiati. Il voto di centrodestra, che nello schema del partito della nazione renziano doveva convergere verso il Pd, devia e alla grande verso M5S. Ma se a Roma non c’è storia – è trionfo pentastellato – va fatta una riflessione sui due dati di Torino e Milano.
A Torino, dove c’era un ampio distacco tra Fassino e Appendino al primo turno, a quanto pare l’elettorato di centrodestra converge deciso su M5S al ballottaggio. A Milano, dove invece il distacco tra Sala e Parisi era più ridotto, l’elettorato grillino non converge sul candidato di centrodestra, al ballottaggio non arrivano neppure poche decine di migliaia di voti che per Parisi avrebbero potuto fare la differenza, ragionando in termini assoluti. Si tratta di un dato politico da non sottovalutare: il centrodestra vota M5S, 5 Stelle non vota a destra.
Ma più di tutto il progetto renziano del “partito della nazione” fallisce sul nascere e lo schema destra-sinistra tradizionale nel bipolarismo italiano sembra saltare. Con la vittoria del movimento 5 Stelle, nel Paese si apre un scenario inedito e bisognerà a questo punto ragionare sulla nuova legge elettorale per capire quali saranno i nuovi equilibri alle prossime politiche (l’Italicum rischia seriamente di fare un favore ai pentastellati).
Per non dire del referendum costituzionale, che arride sempre meno al presidente del consiglio. “Per il centrodestra”, sottolinea su Twitter Gaetano Quagliariello, “c’è ancora tanta strada da fare ma lo spazio per l’alternativa c’è. Da domani al lavoro per NO a referendum!”.