Raggi stretta tra nomine e Olimpiadi, Di Battista: “Governare Roma più difficile che guidare Paese”
17 Settembre 2016
Martedì Virginia Raggi torna in Aula al Comune di Roma, dopo il caos delle ultime settimane, la raffica di dimissioni nella giunta, lo stop a Raffaele De Dominicis dopo le dimissioni di Marcello Minenna, in attesa di conoscere il nome del nuovo assessore al Bilancio della Capitale. “Ci prendiamo il tempo necessario”, fanno sapere dall’entourage della sindaca. Speriamo che non diventi troppo tempo.
Tra i nomi in pole per ora ci sono l’ex vicecomandante generale della Guardia di Finanza Ugo Marchetti (scelto da Marchini in campagna elettorale come suo “braccio destro e sinistro” in caso di vittoria alle elezioni) e l’ex ragioniere dello Stato Mario Canzio. Ma negli scorsi giorni sono circolati anche i nomi gli economisti Nino Galloni, Antonio Lacetra, Alessandro Pantoni, Massimo Zaccardelli e Lucrezia Reichlin.
Con la Raggi si schiera Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma sospeso dal M5S per un’indagine a suo carico archiviata di recente. “Fare un tagliando al sindaco – dice – è di cattivo gusto. Il consiglio che le do è lavorare con autonomia e sulla base dell’intuito, per scegliere chi mettere in squadra”. Pizzarotti se la prende con i parlamentari, “che non hanno mai amministrato”. “Il sindaco è eletto dai cittadini, e sono i cittadini a doverlo giudicare”.
Pizzarotti risponde evidentemente a Beppe Grillo ma nel frattempo la vera attesa per Roma e la Raggi è la decisione del sindaco e del Movimento sul “no” ufficiale alle Olimpiadi del 2024: un responso che dovrebbe arrivare presto, la prossima settimana, forse dopo un incontro con il numero uno del Coni Giovanni Malagò.
Rispunta anche il membro del direttorio Alessandro Di Battista, che da Catania dice: “Governare Roma è più difficile che fare il presidente del consiglio, noi dobbiamo, passo dopo passo, mattone dopo mattone, costruire normalità”. E intanto una pattuglia di pentastellati capitanata da Di Battista e da Luigi Di Maio lancia dalla Sicilia il guanto della sfida a Renzi: “Se vinciamo qui le regionali, nel 2018 Renzi va a casa”.