Rai, Napolitano non parla di Fabiani ma parla con Landolfi
12 Settembre 2007
di Guido Forte
Il presidente Napolitano che incontra Landolfi in un faccia a faccia di trenta minuti. Petruccioli che difende la legittimità del CdA e la sua poltrona. E il Senato che la prossima settimana voterà sul caso Rai.
Chi nei giorni scorsi aveva pensato che la vicenda Petroni stesse per chiudersi, deve ricredersi. E questi tre eventi dimostrano che la partita giocata dal Governo a viale Mazzini potrebbe avere ripercussioni sulla tenuta della maggioranza stessa. Già da qualche giorno nel centrosinistra, soprattutto tra i cespugli, sono sempre più le voci critiche nei confronti dell’operato dell’Esecutivo. Sia per come fino ad ora è stato gestito il caso Petroni, sia per l’epilogo. Non è un mistero infatti che alcuni spezzoni della maggioranza come Udeur, Italia dei Valori e Sinistra Democratica non abbiano gradito la nomina di Fabiani. Ma la piega che stanno prendendo adesso gli eventi, rischia di far scivolare la vicenda verso uno scenario difficile da prevedere. A conferma dell’opinione di un esponente di spicco della CdL che all’indomani della nomina del nuovo consigliere del CdA, passeggiando in Transatlantico, spiegava come “questi fatti possono determinare la caduta di un governo”.
La decisione di tenere al Senato un dibattito sulla vicenda conferma che siamo in presenza di scenari imprevedibili. Ma il fatto che la capogruppo dell’Ulivo, Anna Finocchiaro, abbia garantito che “il Governo non rischia perché si tratta solo della votazione di una risoluzione” significa che qualche timore nel centrosinistra serpeggia eccome. L’Esecutivo non cadrà la prossima settimana, certo, ma nella maggioranza si sta verificando una paurosa divaricazione: Pd da una parte e partiti minori dall’altra. Sul rapporto tra queste due componenti si giocherà il futuro del Governo e della stessa Legislatura.
Ad accentuare le difficoltà adesso ci si è messo anche il presidente della Repubblica incontrando questa mattina il presidente della Vigilanza, Mario Landolfi. Il motivo? Da giorni, infatti, i rappresentanti della maggioranza erano passati all’attacco della CdL che chiedeva l’intervento del presidente Napolitano. Il Governo aveva spiegato che in questa vicenda il Capo dello Stato “non ha alcuna competenza” e per questo non doveva “essere tirato per la giacca”. E invece che accade? E’ proprio Napolitano a prendere in mano la situazione decidendo di ascoltare il presidente Landolfi. Facendo così capire che da questa vicenda non può o forse non vuole rimanerne ai margini. Uno smacco soprattutto per il Governo che subito aveva cercato di isolare il Quirinale dalle polemiche e che alla fine rischia di rafforzare chi all’interno dell’opposizione sta gridando al golpe bianco. E anche i termini in cui si sarebbe svolto l’incontro confermano questo scenario.
Si racconta, infatti, che l’incontro sarebbe stato richiesto proprio dal presidente Napolitano alla luce delle dichiarazioni rilasciate dal responsabile della Vigilanza qualche giorno fa. “Il presidente della Repubblica che è il supremo garante della Costituzione ha a mio avviso margini per intervenire” aveva precisato Landolfi. E ancora: “Mi permetto di aggiungere una postilla che riguarda il Quirinale come istituzione e non certo chi lo abita. A parti invertite se cioé fosse stato il governo di centrodestra a sostituire in questo modo un consigliere di amministrazione Rai, non so se il comportamento sarebbe stato dello stesso tipo di quello manifestato in questa occasione”. Parole che avrebbero colpito la sensibilità istituzionale di Napolitano. Da qui la decisione dell’incontro.
Una chiacchierata di trenta minuti serena e franca, in cui Landolfi stesso ha precisato i termini della questione e le implicazioni giuridico costituzionali della vicenda consegnando, inoltre, un dossier sull’attività svolta dalla Commissione sul caso Petroni al presidente. Ad ascoltarlo un attento Napolitano che più volte ha convenuto con lo stesso Landolfi su alcune questioni e che ha dimostrato sensibilità soprattutto quando si è toccata la questione del rispetto delle prerogative del Parlamento. Sotto accusa l’intervento del Governo a gamba tesa per rimuovere Petroni e la nomina Fabiani senza alcun intervento della Vigilanza. Riflessioni che sembrano avrebbero fatto riflettere lo stesso Napolitano. Così come anche la mancata venuta in Commissione del ministro Padoa Schioppa che Landolfi ha definito uno sgarbo istituzionale. Non è dato di sapere quali potranno essere le prossime mosse del Quirinale e se ce ne saranno. Però la convocazione già da sola vale più di qualunque gesto. E la coltre di silenzio che ha investito la maggioranza dice quanto sia stato duro il colpo di oggi assestato dal Colle. Gli occhi ora sono puntati sulla prossima settimana e sulla discussione al Senato, dove come si sa qualunque risultato è possibile.