Rai, per superare lo stallo in Vigilanza spuntano nomi nuovi a Viale Mazzini
01 Ottobre 2008
Una situazione che rischia di mortificare le istituzioni parlamentari”. Nella complessa vicenda dell’elezione del presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai interviene anche il presidente della Camera Fini.
Una tirata di orecchie al Pdl e alla Lega e come spiega nella nota lo stesso Fini “un appello ai presidenti dei gruppi della maggioranza perchè mettano il Parlamento nella condizione di poter adempiere ad un suo preciso dovere quale è la costituzione di un organismo di controllo e garanzia”. Un intervento necessario quanto mai doveroso quello del primo inquilino di Montecitorio ma che nei fatti cambia davvero ben poco la situazione.
Infatti se dall’opposizione arrivano applausi con l’ex ministro Gentiloni che parla di “giusto richiamo” e con il ministro ombra Melandri che dice di aver “apprezzato il richiamo del presidente della Camera alla maggioranza”, il rebus di Palazzo San Macuto rimane ben lontano da una soluzione.
Dalla maggioranza ieri è arrivato il no definitivo all’ipotesi Orlando presidente della Vigilanza. A comunicarlo il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri che nella mattinata preannunciava la posizione del Pdl: “Non voteremo Orlando e questa è la decisione definitiva”. A far precipitare la situazione proprio lo stesso ex sindaco di Palermo che dalle pagine del Corriere della Sera due giorni fa tuonava contro il governo accusandolo di deriva argentina. Quanto basta per il Pdl e per la Lega per chiudere ogni spiraglio o come precisa Italo Bocchino: “L’Orlando, che poco tempo fa ha ricevuto il Premio Adenauer", poteva essere eletto, quello che agita il fantasma di Videla difficilmente può rappresentare il Parlamento in un ruolo di garanzia”.
Chiusura di partita, quindi? Non proprio perché se all’esterno maggioranza ed opposizione mostrano i denti, le diplomazie lavorano in gran segreto per trovare una soluzione. Ed il nodo non sarebbe tanto a Palazzo San Macuto, dove alla fine Orlando potrebbe anche spuntarla, ma a viale Mazzini. Infatti trovare la quadra all’ombra del cavallo significherebbe sbloccare anche la partita della Vigilanza.
Gli ultimi rumors danno ormai per fuori dai giochi Stefano Parisi, o comunque in calo le probabilità che possa sedersi sulla poltrona di direttore generale. A frenarlo più che le perplessità dell’opposizione quelle della Lega contraria ad un dg con i pieni poteri e favorevole piuttosto ad un “barone dimezzato” al quale poter imporre una serie di scelte: una su tutte il potenziamento della Rai di Milano. Così in queste ultime ore starebbe circolando con prepotenza la soluzione Alessio Gorla direttore generale. Uomo formatosi a Mediaset e quindi ipotesi che non dispiacerebbe al Cavaliere ed ai suoi consiglieri visto anche che lo stesso Gorla era stato indicato come possibile consigliere d’amministrazione.
Ma la vera novità sarebbe il suo affiancamento con due vice come Antonio Marano, longa mano leghista in Rai ed attuale direttore di Rai 2 e Guido Paglia finiano doc. Scelte che però nella maggioranza fanno discutere visto che darebbero all’esterno l’immagine di un’effettiva spartizione di poltrone e di potere. Dubbi a parte il fatto certo è che così si potrebbe chiudere anche la partita presidente del Cda con lo stesso Pietro Calabrese che al di là dei dubbi dell’ala diessina del Pd dovrebbe spuntarla su Claudio Petruccioli. A cascata poi pure la soluzione del rebus di San Macuto con il via libera ad Orlando. Un via libera chiaramente senza il voto della maggioranza che però almeno garantirebbe il numero legale e quindi l’elezione del dipietrista.
Intanto oggi è prevista una nuova riunione della Vigilanza ma è ancora presto per pensare ad una fumata bianca. Forse verso fine della settimana ci sarà qualche spiraglio ed all’inizio della prossima i primi spiragli di sole, sempre che non subentrino altri ostacoli. Allora in questo caso il rebus di San Macuto diventerebbe sempre più un rompicapo.