“Rappresaglie” italiane in Afghanistan?

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

“Rappresaglie” italiane in Afghanistan?

29 Maggio 2010

Polemica curiosa quella scoppiata giovedì sera in seguito a un articolo del settimanale l’Espresso secondo il quale le truppe italiane in Afghanistan avrebbero risposto all’attentato del 17 maggio che uccise due alpini e ne ferì altri due nell’area di Bala Murghab con una “ritorsione” su un accampamento talebano. Secondo il settimanale, l’operazione è stata condotta con la massima segretezza e l’autorizzazione sarebbe venuta direttamente dal ministro della Difesa Ignazio La Russa che ha dato il via libera al raid effettuato da alpini italiani e truppe americane e afghane con il supporto di jet statunitensi.

Il blitz, spiega L’Espresso, avrebbe seguito una tattica standard: gli incursori hanno preso posizione nel buio ed hanno attaccato appena sorto il sole. La loro offensiva ha spinto i talebani verso passaggi obbligati, dove erano appostati altri commandos che con puntatori laser hanno diretto sui bersagli le bombe sganciate dall’aereo. Un tiro incrociato, letale. Per fare capire ai talebani che anche gli italiani sono pronti a rispondere colpo su colpo. “Una rappresaglia per l’attentato contro gli alpini?” si interroga il settimanale.

La risposta del ministro, sollecitata da alcuni esponenti del Partito Democratico e dell’Italia dei Valori, è stata immediata. La Russa ha negato di aver autorizzato il raid poiché “mai l’operatività dipende da un ministro di un singolo Paese. Non mi sentirei mai di interferire con le decisioni dei capi militari che operano in Afghanistan perché hanno come stella polare il mandato delle organizzazioni internazionali”. Ho piena, totale, incondizionata fiducia nei capi militari che operano in quel difficile territorio”.

Circa la natura dell’operazione il ministro ha aggiunto di aver appreso dal generale Vincenzo Camporini, Capo di stato maggiore della Difesa,  che “si tratta di una ripresa delle normali attività due giorni dopo l’attentato. Sono operazioni che vengono fatte tutte le settimane, tutti i giorni, in linea con i compiti che sono affidati al nostro contingente di Isaf dall’Onu, dal comando di Herat. Quanto pubblicato lo trovo scandaloso”.

Parlare di “rappresaglia” è del resto impossibile di fronte a un attacco alleato contro formazioni talebane. Si tratta di scontri con il nemico che non hanno certo bisogno di attentati e caduti “da vendicare” per venire effettuati. La notizia della battaglia di cui parla L’Espresso era in realtà già stata diffusa il 19 maggio dall’agenzia di stampa “Il Velino” con un lancio di Francesco Bussoletti che riferiva di vittime tra gli insorti e nessun ferito tra gli alleati.

Ne abbiamo parlato anche qui su questo blog. Resta però da chiarire un aspetto: lo stesso giorno il comando italiano di Herat smentì la partecipazione di truppe italiane a quella battaglia mentre invece ieri il ministro La Russa ne ha parlato come  “una normale operazione in linea con i compiti che sono affidati al nostro contingente”. Ma allora non sarebbe stato più corretto e trasparente se il contingente italiano avesse fornito subito notizie sullo scontro senza attendere che trapelassero dai comunicati dei comandi alleati e delle forze aeree statunitensi?

© Guerre di pace italiane