
Ratzinger avverte ancora l’Occidente sulla crisi di fede

02 Settembre 2019
Quando Joseph Ratzinger decide d’intervenire, anche se per mezzo di brevissime considerazioni rispetto alla consueta densità argomentativa che lo contraddistingue, l’Occidente tutto non può che porsi in ascolto. Il Vecchio Continente dovrebbe farlo, se possibile in maniera ancora più attenta. Perché il focus di fondo, quello che Benedetto XVI va predicando sin dall’introduzione della categoria relativista, è sempre lo stesso: la sparizione di Dio, nel senso culturale e filosofico dell’espressione.
Dio non sparisce affatto: è chiaro. Ma tra le priorità occidentali non figura più. E questo porta con sé delle conseguenze. Anche se non soprattutto pratiche. L’ultimo ammonimento del papa emerito è destinato a chi, provando a replicare, ha contraddetto (come vedremo senza riuscirci) la riflessione sulle origini storico-filosofiche del “collasso morale” persistente nella Chiesa Cattolica. L’emerito era intervenuto ad aprile, dopo quel filotto di scandali che aveva coinvolto, e che continua a coinvolgere, numerosi ambienti ecclesiastici. Dall’ex cardinal Theodore McCarrick alla crisi dell’episcopato cileno, passando per le vicende australiane a quelle francesi: la linea della “tolleranza zero” di papa Francesco, che ha in Ratzinger il suo precursore, sta producendo degli effetti. Ma per comprendere i perché, l’ex prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede aveva deciso di presentare un’ampia analisi. La stessa che i teologi progressisti non hanno ancora digerito. L’accostamento tra gli abusi sessuali e la cultura sessantottina proprio non piace. Persino Fausto Bertinotti e Nichi Vendola, che teologi non sono, hanno espresso opinioni contrastanti con quella dell’ex pontefice. Ecco, allora, che Ratzinger ha deciso di tornare di nuovo sull’argomento. La rivista in cui il testo del teologo tedesco è apparso si chiama Herder Korrespondenz. Benedetto XVI aveva raccontato di come il ’68 avesse influito sulla selezione delle persone vocate.
Ma qualcuno – come detto – ha messo in discussione la struttura ragionativa del “mite professore” di Tubinga. Uno su tutti: Birgit Aschmann, che si era esibito proprio su Herder Korrispondenz. Al professore Ratzinger ha risposto in modo tanto diretto quanto pungente: Dio, nella presunta “smentita” del “collega” teutonico, “non appare affatto”. Ed è proprio questo tratto, e cioè il fatto che Dio non sia parte fondante della replica, che ha consentito al papa emerito di vincere, per così dire, la contesa teologica. Quasi come a dire come sia inutile ragionare con chi si dimentica dell’origine stessa della fede. Set, game, match. Non parliamo di tennis, ma il risultato è questo: trionfo in scioltezza.