“Re Giorgio” smorza Grillo, divide il Pd e irrita il Pdl

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“Re Giorgio” smorza Grillo, divide il Pd e irrita il Pdl

31 Marzo 2013

Beppe Grillo dà un colpo al cerchio e uno alla botte dopo la decisione del Presidente Napolitano di istituire un gruppo di saggi che si occupi delle riforme economiche ed istituzionali.

Da una parte, il leader dei 5 Stelle e "l’ideologo" del movimento, il professor Becchi, rivendicano la scelta del Capo dello Stato come "la miglior soluzione possibile in un Paese che ha visto Parlamenti svuotati di ogni autorità e significato", dice Grillo dal suo blog.

Occorre "ridare al Parlamento la sua centralità", costituendo le Commissioni perché "il Paese ha bisogno di un parlamento funzionante", soprattutto per sbloccare i pagamenti delle PA alle aziende.

Dall’altra, il Comico genovese spara a zero sui "saggi", definendoli "fantomatici negoziatori" e spiegando che il Paese non ha bisogno di "badanti della democrazia". Duro il giudizio su Violante, definito "il gran maestro dell’inciucio".

All’attacco anche il capogruppo di M5S al Senato, Vito Crimi, "Saggi sono una specie di bicamerale di grandi intese vestita a festa (…) con qualche foglia di fico".

La decisione di Napolitano non convince fino in fondo neppure i due grandi partiti ‘costretti’ al dialogo. Gelo da parte di Bersani che, almeno a parole, non rinuncia al suo obiettivo di un "governo di cambiamento" pur dicendosi pronto ad "accompagnare il percorso indicato da Napolitano".

Reazioni diverse dal Pd, con i franceschiniani che aprono al Capo dello Stato ma chiedendo unità al partito oppure che si faccia chiarezza, mentre plaudono renziani e veltroniani. L’impressione è che in casa Democrats si avvicini la resa dei conti.

Il Pdl, con Brunetta e Cicchitto, sembra critico verso la mossa di Napolitano. "Il presidente della Repubblica – dice il capogruppo Brunetta – prova a prendere altro tempo, chiedendo a dieci soggetti di indicare un programma e un percorso. Tale iniziativa, credo non cambierà i dati del problema".

Mentre Cicchitto spiega che "non riteniamo che il modello olandese possa essere da noi imitato in tutta la sua dinamica e la sua lunghezza anche perché il governo Monti non ha più la nostra fiducia".