Recovery e imprese: non castelli di carta ma conoscenza della realtà
07 Marzo 2021
Il nostro sistema manifatturiero in Europa è secondo soltanto a quello tedesco e, in molti servizi, ad esempio quelli turistici, siamo una eccellenza assoluta. Inoltre l’Italia ha un sistema industriale basato sui distretti che tuttora ne fanno un unicum al mondo per efficienza ed elasticità e che sono la base per il nostro surplus commerciale con l’estero. Da qui bisogna ripartire.
Draghi, nel suo articolo del 15 marzo sul Financial Times e poi in seguito nel documento del Gruppo dei 30, ha delineato perfettamente il problema delle nostre imprese aggravato dal blocco causato dal Covid. In tre parole: problemi di solvibilità/liquidità; sottocapitalizzazione; credito per l’estero.
Nel Recovery Plan delineato dal vecchio governo sono molte le azioni che possono afferire alle imprese, sparse nei vari assi di intervento. Ma il diavolo sta nei dettagli. Come far arrivare le risorse velocemente alle aziende? E come controllare l’efficacia nell’uso delle risorse?
In positivo, vediamo cosa bisognerebbe fare con le decine di miliardi del Recovery per le imprese. Non posso entrare sui singoli assi, sarebbe troppo lungo e pertanto mi soffermo su azioni che potrebbero essere trasversali a più voci di spesa.
Gli strumenti a disposizione sono molto diversi e articolati:
- Strumenti di tipo automatico, quali ad esempio il “credito di imposta” con procedure snelle, rendiconti e controlli semplificati. E’ questo uno strumento adattissimo per finanziare (meglio cofinanziare) l’acquisto di macchinari o per fare ricerca applicata. Esistono già molte buone prassi consolidate. Questi strumenti sono perfetti per le PMI che non possono avere strutture burocratiche all’interno.
- Uso dei fondi UE come strumento finanziario a garanzia di crediti bancari per investimenti aziendali di lungo periodo e anche per finanziare in parte il circolante per le imprese sane, ma in crisi causa covid19.
- Il cofinanziamento di Fondi di Venture Capital per medie aziende e di Seed Capital per start up. Qui il lavoro da fare soprattutto con Bruxelles è importante, perché si tratta di implementare sistemi Pubblico/Privato che mettano al centro l’efficienza (anche in questo settore esistono però a livello UE buone prassi che potrebbero essere utilizzate immediatamente) e bisognerebbe anche ridefinire o sospendere temporaneamente il divieto di Aiuti di Stato per consentire anche operazioni rilevanti. Uno dei limiti agli aiuti alle imprese, con cui mi sono scontrato per tanti anni, era il tetto dei 200.000 euro in tre anni per impresa. Tale limite, di fatto, rende vana qualsiasi operazione con un minimo di rilevanza e causa una dispersione a pioggia terribile per qualsiasi asse di intervento.
- Grande attenzione dovrà essere messa anche nel definire le priorità nell’attribuzione dei fondi. Evitando ad esempio regole troppo stringenti sull’età degli imprenditori (ad esempio le start up migliori sono miste tra giovani ed esperti; le start up di ragazzini funzionano solo nei film dove vi raccontano la storia del solito garage) o sulla tipologia di intervento o sulle priorità (ad esempio cosa vuol dire Green Economy?). Qui gli interventi dirigistici in passato hanno creato danni enormi, perché un funzionario che scrive una regola non prevede il futuro, così è capitato che molte risorse non siano state spese. E’ necessaria grande flessibilità.
Infine bisognerà avere grande accortezza nel definire le regole di spesa, di controllo/rendicontazione e di verifica dei risultati. Su questo versante negli anni si è costruito un “mondo di carta” dove è possibile al limite rendicontare perfettamente una cosa non fatta, mentre a volte viene rifiutato un rendiconto a un imprenditore che ha utilizzato correttamente i fondi, ma ha sbagliato la compilazione della parte burocratica. Qui l’approccio liberale concreto può fare la differenza. I meccanismi di controllo devono concentrarsi su pochi punti, ma con riscontri reali. Faranno la differenza per spendere bene, per evitare le frodi e raggiungere gli obiettivi.
Spero che questo articolo serva a dare spunti concreti per ridisegnare in forma semplificata le regole del Recovery e avviare un dibattito da un punto di vista liberale su come utilizzarne i fondi: l’argomento è di importanza vitale per il nostro Paese e non merita poche parole superficiali.