Reddito di cittadinanza, basta capire se Grillo vuole “domare la bestia” (o accontentare i nullafacenti)

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Reddito di cittadinanza, basta capire se Grillo vuole “domare la bestia” (o accontentare i nullafacenti)

28 Febbraio 2013

I pontieri, come li chiama Corsera, da Fo ad Asor Rosa, stanno facendo il proprio lavoro per riunire in un nuovo sol dell’avvenire piddini, neocomunisti e grillini. Ma quali sono i temi sui quali trovare un accordo? Uno, molto sentito dall’elettorato che protesta, è il reddito di cittadinanza per i vari disoccupati, esodati, neolaureati, repubblica degli stagisti eccetera eccetera. Un paio d’anni con un importo dagli ottocento ai mille euro mensili. Con una twittata, Grillo apre a Bersani su questo fronte.

Forme di welfare a sostegno della working class sono state sperimentate dalle socialdemocrazie di numerosi Paesi del Nord Europa, come in Francia, dove (sintetizzando) a te disoccupato lo Stato propone almeno tre proposte di lavoro in linea con il tuo curriculum e il benefit decade se le rifiuti tutte e tre.

Più che reddito di cittadinanza, alla sinistra piace più chiamarlo reddito minimo garantito, un sussidio erogato dai centri per l’impiego a precari disoccupati come sopra, con tutti i rischi che comporta quanto a nullafacenza. Ma c’è una dichiarazione di Grillo che ci fa chiedere se il modello sia davvero quello del welfare socialdemocratico o non guardi piuttosto ad altre forme di solidarismo più accettabile dal punto di vista liberale e libertario. 

"Ogni mese", ha scritto il comico genovese sul suo blog, "lo Stato deve pagare 19 milioni di pensioni e 4 milioni di stipendi pubblici. Questo peso è insostenibile, è un dato di fatto, lo status quo è insostenibile, è possibile alimentarlo solo con nuove tasse e con nuovo debito pubblico, i cui interessi sono pagati anch’essi dalle tasse. E’ una macchina infernale che sta prosciugando le risorse del Paese. Va sostituita con un reddito di cittadinanza".

E’ evidente che il "guru" dei 5Stelle sta descrivendo un modello alternativo al welfare esistente che si basa invece su una burocrazia capillare, costosa, radicata. Come dire, se il reddito di cittadinanza proposto da Grillo volesse dire rinunciare, solo per un pezzetto, per carità, all’istruzione pubblica, alla sanità pubblica, al trasporto pubblico, alla televisione pubblica, per ridurre drasticamente la spesa e domare la bestia, allora se ne potrebbe discutere, pragmaticamente. Ma con la sinistra? Non proprio. E la battaglia sull’acqua pubblica, purtroppo, dimostra che anche Grillo va nelle direzione opposta.