Referendum, arriva anche il NO di De Bortoli
29 Ottobre 2016
L’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli aveva detto la sua sul referendum già ad aprile scorso, ma stavolta non usa mezzi termini schierandosi con decisione per il NO al referendum costituzionale. Convinto com’è che il 4 dicembre sia una data certamente importante per l’Europa – l’Austria eleggerà il suo presidente e l’Italia voterà la riforma costituzionale – ci tiene a mettere i punti sulle ‘i’ rispetto a quegli scenari che i media stanno disegnando in maniera non del tutto onesta.
“Il presidente del Consiglio italiano, dopo aver paventato le dimissioni in caso di sconfitta, ha saggiamente fatto marcia indietro. E si è reso conto che prefigurare sconquassi, nel caso di una soluzione avversa, esaspera fragilità del sistema istituzionale ed economico italiano che in parte non esistono. Insomma, l’allarme è eccessivo. Una democrazia che teme così tanto un voto popolare si dimostra incerta al di là dei propri limiti. L’Austria non finirebbe – e nemmeno l’Europa – se andasse al potere Hofer; l’Italia non scivolerebbe nel caos se dovesse vincere il no”, chiosa. Insomma De Bortoli è convinto che non ci sarà l’apocalisse nel caso in cui Renzi dovesse perdere il referendum.
E, certo, aggiunge, “ci sono buone ragioni per il sì e altrettante per il no. Chi scrive voterà no ma non pensa che la vittoria del sì apra la strada a una deriva autoritaria. E si augura che il Governo rimanga in carica comunque. Non mancherà – ma è accaduto anche con la Brexit – chi voterà no solo per contrastare l’esecutivo. Il referendum è sul vestito istituzionale che il Paese dovrà indossare nei prossimi decenni, smettendo solo nella parte organizzativa dei poteri dello Stato (non sui valori) quello cucito dai costituenti nel 1948, peraltro rimaneggiato anche male in diverse occasioni. Non è un plebiscito sul Governo.”
Detto questo fa una breve disamina su quelli che saranno i principali cambiamenti apportati alla Costituzione, per poi concludere, “l’insieme della legge elettorale e di un Senato non più elettivo fa sorgere qualche dubbio sull’effettiva libertà di scelta degli elettori e sul futuro della democrazia rappresentativa italiana. Renzi ha promesso aggiustamenti alla legge elettorale che molti ritengono peggiori l’effetto complessivo della riforma costituzionale con un eccessivo potere al partito vincitore, o meglio al suo leader. È escluso che ciò avvenga prima del voto. È augurabile, ma non certo, che accada dopo”.