
Referendum: arriva la superbufala di Renzi sulle tasse

28 Novembre 2016
Matteo Renzi informa i giornalisti in conferenza stampa che la legge di bilancio è stata appena approvata alla Camera. In tempi utili per fare un altro po’ di propaganda in vista del referendum, ovviamente. Tenetevi forte: secondo “il bomba” le tasse vanno giù, “il punto chiave della manovra è meno tasse”, “gli italiani hanno la possibilità di guardare al futuro”.
Renzi trova anche il tempo di prendersela con il suo predecessore, Monti, facendo a gara a chi le tasse le ha abbassate di meno; bella sfida, peccato che all’epoca di Monti rischiavamo la Troika mentre Renzi, che ha avuto flessibilità su flessibilità da Bruxelles, è riuscito a sprecarla, con una classica ricetta “tassa e spendi” di sinistra. E con l’un per cento di crescita, se andrà bene, l’Italia ha perso anche il treno della fase congiunturale positiva che si era manifestata a livello internazionale. Ma Renzi, in conferenza stampa, va particolarmente fiero di quell’un per cento.
La strategia a una settimana dal voto referendario è evidente, usare anche la madre di tutte le bufale, il taglio delle tasse, per mobilitare qualche altro italiano disposto a farsi ingannare con la solfa del tutto va bene madama la marchesa. Il sottosegretario Zanetti completa l’opera, lasciando intendere che se, come ha detto ieri il premier dalla poltroncina bianca della D’Urso, arriverà un governo tecnico, le tasse allora si alzeranno. Ma cari Renzi e Zanetti non c’è mica bisogno di andare così lontano nel tempo per capire qual è la situazione attuale sul fisco in Italia.
Per onorare gli impegni con l’erario, cinque aziende su otto chiedono prestiti in banca per pagare le tasse, fa sapere Unimpresa, che parla di un pesante inasprimento della pressione tributaria sugli imprenditori. Irap, Ires, Irpef e Imu sono in cima alla lista dei balzelli che hanno spinto le aziende a rivolgersi agli istituti di credito. Tra i settori produttivi, alberghi, capannoni e pmi, grande distribuzione e supermercati sono i più esposti con le banche, sia a causa dei versamenti fiscali sugli immobili, sia per i vari adempimenti con l’erario.
Non solo. Ieri le associazioni dei consumatori hanno fatto sapere che le tredicesime di quest’anno, come quelle dell’anno precedente (sempre governo Renzi), serviranno per la maggior parte a pagare tasse e bollette. L’elenco è lungo e comprende anche tutti gli aumenti scattati nel 2016, tariffe autostradali, benzina, bolli, accise, Tari, tariffe idriche, elettriche e del gas, e un’altra serie infinita di “ordinari balzelli” che durante il mese di dicembre i contribuenti sono chiamati a versare. In particolare Tasi ed Imu seconda casa, da saldare entro il 16 dicembre, un bel regalo di Natale.
Il risultato è che l’85,4% dell’agognata gratifica natalizia, la tredicesima, appunto, sarà decurtata di un bel po’, dicono Adusbef e Federconsumatori. Dei 34,90 miliardi di euro di tredicesime che verranno pagate quest’anno, il 14,6%, ossia 5,1 miliardi di euro, come nel 2015, resterà realmente nelle tasche di lavoratori e pensionati. Ecco, forse qualche collega in sala stampa a Palazzo Chigi una domandina su queste cose potrebbe farla, a Matteo il Tartassatore, quand’è uscita la superbufala del taglio fiscale.