Referendum, Bersani interviene dopo la Leopolda: “Questo è il Pd dell’arroganza e della sudditanza”

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Referendum, Bersani interviene dopo la Leopolda: “Questo è il Pd dell’arroganza e della sudditanza”

07 Novembre 2016

“Il Pd è un partito plurale che non può camminare sulle gambe dell’arroganza e della sudditanza”. Senza giri di parole, Pier Luigi Bersani riafferma il suo No al referendum costituzionale e commenta l’accordo sull’Italicum e le critiche che sono arrivate direttamente dalla chiusura della settimana edizione della Leopolda.  “La scissione? Non ne parlo certo io. Ho sentito un certo brivido leopoldino. In un partito di sinistra non puoi dire ‘fuori’, devi ammettere che la gente ragiona con la sua testa”.

E nel commentare la decisione di Gianni Cuperlo, che ha firmato l’intesa sulla legge elettorale, aggiunge: “E’ una sua scelta, io non giudico. Ma dico come la penso. Un partito che è al governo, che ha la maggioranza, che ha preso in mano la costituzione e ha messo la fiducia alla legge elettorale ora pensa di cavarsela con un foglietto scuro. Quel foglietto per me vuol dire che Renzi vuole mantenere le mani libere. Su quel foglio c’è scritto ‘stai sereno’. Io non sto sereno e voto No. Perché sono sicuro che votando No l’Italicum salta”.

Secondo Bersani “la riforma costituzionale e la legge elettorale tirano la volata a qualcuno che non siamo noi. Io mi aspettavo ciò che si attende una persona normale. Aspettavo che Renzi andasse in parlamento e dicesse: ‘cambiamo le cose’. Non volevo mica la fiducia. E invece si è traccheggiato sino a oggi, fino a quel foglietto. Ripeto, io non sto sereno. E in scienza e coscienza dico che quell’incrocio lì lo ritengo pericoloso. Non per me ma per il Paese”.

L’ex segretario pare avere tanti ‘non detti’ da tirare dal cilindro. Così aggiunge, “mi preoccupa l’incrocio tra il referendum e l’Italicum, con un “governo del capo” e parte del Parlamento nominato. Non sto parlando di noccioline. Non posso tollerare questo rischio con conseguenze gravissime, mi spiace”.

E poi conclude, “il nostro problema non è che facciamo poche leggi, è che le facciamo male. È possibile che mangiamo pane e referendum da un anno a questa parte e poi ci lamentiamo del distacco dei cittadini?”, si chiede l’ex segretario del Pd. “Nelle famiglie si parla d’altro, dovete dirmi voi cosa devono fare i milioni di giovani che non sanno dove sbattere la testa per trovare un lavoro. Bisogna tornare con i piedi per terra e sdrammatizzare questo referendum perché impostandolo così perdiamo tutti, troviamo un Paese più diviso e gente ancora più distaccata”.