Referendum, Bersani torna a parlare Renzi: “Se perde non deve lasciare il governo”. Poi commenta il governo: “Manca di umiltà”
29 Luglio 2016
“Se vincesse il no non accadrebbe nulla, sarebbe giusto che Renzi restasse al suo posto”. Pierluigi Bersani parla di politica a Ponza. E parla naturalmente di Matteo Renzi, dice che non deve dimettersi nel caso il no prevalga al referendum costituzionale: “Per come è stata messa giù la questione, però, certamente il giorno dopo si creerebbe un problema politico”.
Bersani non risparmia le stoccate al presidente del Consiglio. Parla della teoria del “sommergibile”, la strategia di non parlare più di referendum per risalire nei sondaggi. “Adesso vedo che Jim Messina (l’ex capo di gabinetto della Casa Bianca, esperto di comunicazione politica voluto da Renzi come consulente, ndr) gli ha detto di non personalizzare il referendum, ma io glie l’ho suggerito gratis ben prima; forse se mi fossi chiamato Jim Bettola la cosa sarebbe passata. Legare un governo a una Costituzione è un errore, la Costituzione non c’entra col governo. Che precedente creiamo? Che ogni governo che arriva si fa la sua Costituzione?”, dice Bersani con il sarcasmo sghembo che lo caratterizza.
Dopo il premier, passa a Maria Elena Boschi: “Cosa penso della Boschi? Manca un po’ di umiltà, via, su… A tutti quanti. Sapere che prima di insegnare devi imparare. Bisogna mettere l’orecchio a terra, per imparare”. Poi, un consiglio: “Io non penso mai che la gente sia più cogliona di me, l’esperienza sembra una cosa fuori moda, il giovanilismo sembra la leva per cambiare ma non è così”. Un giovanilismo che non piace neanche nella versione grillina di Luigi Di Maio, definito “un bel democristianone”.
E prosegue: “Umiltà vuol dire sapere che prima di insegnare devi imparare e il territorio è il posto dove si impara, io ho un po’ più d’età, ma penso sempre, se vado in giro, di dover imparare e ascoltare, non penso mai che la gente sia più cogliona di me. Penso sempre che, si è mi è venuta in mente una cosa, già un milione di persone l’hanno pensata prima”.
Infine la stoccata su Denis Verdini e sui rapporti che l’ex coordinatore di Fi ha con il mondo renziano: “Verdini e Renzi si conoscevano già da prima, ci sono troppe cose in pochi chilometri lì in Toscana. Io non sono mai stato a cena con Verdini, ma non ce l’ho con lui ma con il verdinismo. L’idea per cui uno fa il “portage” negli equilibri parlamentari di transfughi che vanno e vengono, corrisponde all’antica storia del trasformismo italico”.