Referendum costituzionale: il No che serve agli amministratori locali

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Referendum costituzionale: il No che serve agli amministratori locali

19 Luglio 2016

Una riforma costituzionale che crea nuovi squilibri invece di eliminarli. Una riforma scritta male. Una riforma in ritardo sui tempi. Questo il senso di “Amministratori per il No”, la giornata di studio sulla riforma della costituzione che si è svolta ieri a Roma, organizzata dal Movimento Idea e dal Comitato “Civici e Riformatori per il No”. I territori e gli amministratori che di quei territori sono espressione saranno tra i protagonisti della battaglia referendaria e giocano quindi un ruolo chiave in questa partita, far conoscere la verità sulla riforma ai cittadini. 

E’ una riforma che apre nuovi squilibri tra lo Stato centrale e le autonomie locali, tra principio di autorità e garanzie, tra potere legislativo ed esecutivo, come ha ben spiegato nel suo intervento il professor Mario Esposito, docente di diritto costituzionale. Una riforma che fallisce clamorosamente l’obiettivo di modificare il titolo quinto e che aprirà una serie infinita di contenziosi e dissidi interpretativi, aggiunge il professor Luca Antonini, anch’egli docente di diritto costituzionale. 

E’ una riforma che ci lascia sguarniti davanti all’Europa e che ignora completamente capitoli di grande importanza come la “soft-law” – segnala Antonio Malaschini, già segretario generale del Senato e sottosegretario ai rapporti con il parlamento del Governo Monti – quelle “quasi-norme” destinate a incidere profondamente sulla vita di ognuno di noi, in una legislazione nazionale che è sempre meno tale (dicono le ricerche che ormai il 63% della legislazione si genera altrove).

Una riforma costituzionale in ritardo sui tempi, che non prende in considerazione il quadro dei problemi e delle sfide aperte dalla globalizzazione, come sottolinea il senatore Gaetano Quagliariello, ministro delle riforme durante il governo Letta, che ha dedicato il suo intervento a un excursus dei processi riformatori nella storia dell’Europa moderna e contemporanea.

La costituzione repubblicana fu un compromesso alto e nobile in un momento drammatico della nostra storia, ricorda Quagliariello, ma oggi, in una situazione internazionale assai pericolosa, viene fatta una scelta opposta: invece di un compromesso necessario – il sale della democrazia – tutto si riduce a uno scontro rusticano che rischia solo di lasciare il Paese spaccato in due.

Una riforma, insomma, già vecchia, nata attraverso passaggi parlamentari poco chiari, spesso frettolosi, e imposti dalla maggioranza di governo al parlamento con buona pace dello spirito costituente. Proprio agli amministratori locali tocca allora spiegare ai cittadini e agli elettori quali sono stati gli errori commessi da chi pensava che il referendum costituzionale sarebbe stato un plebiscito, e che invece adesso mostra grande nervosismo, trasformando quella che doveva essere una democratica consultazione popolare in un mero strumento di propaganda. 

Gli interventi che abbiamo ascoltato nel corso della giornata di studio – Esposito, Antonini, Maraschini, Quagliariello – rappresentano dunque una testimonianza preziosa e un utile strumento nella mani degli amministratori locali che hanno scelto di battersi per un No consapevole e propositivo al referendum. “Il No che serve”.