Referendum, D’Alema: “Un NO per ripartire, altrimenti nascerebbe il Partito di Renzi”

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Referendum, D’Alema: “Un NO per ripartire, altrimenti nascerebbe il Partito di Renzi”

Referendum, D’Alema: “Un NO per ripartire, altrimenti nascerebbe il Partito di Renzi”

15 Novembre 2016

Un piccolo aiuto a Renzi è arrivato anche dal presidente della Bce Mario Draghi che, senza intervenire nel merito e parlando di tutt’altro, ha detto: “La stabilità è essenziale per fare riforme ben disegnate”, ricordando l’operato di governo del presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi nel corso della giornata in sua memoria organizzata al ministero dell’Economia e delle Finanze.

A Genova, intanto l’ex premier Massimo D’Alema, consiglia a Renzi di occuparsi proprio della situazione economica: “Bisognerebbe discutere di economia anzichè spaccare in due il Paese sul fatto che ci vuole un Senato nominato dai Consigli regionali o altre sciocchezze di questo tipo”. È l’affondo contro il governo Renzi lanciato da D’Alema a margine di un incontro pubblico per il NO al referendum costituzionale organizzato dalla minoranza Pd. “I dati Istat sulla deflazione sono molto preoccupanti – ha aggiunto D’Alema – nell’anno trascorso la ripresa europea del Pil è stata modesta, ma è stata dell’1,5%, in Italia lo 0,7, siamo stati credo ultimi. L’anno prossimo la ripresa europea è prevista intorno all’1,7%, quella italiana allo 0,9%, saremmo penultimi nell’eurozona. È una situazione molto pesante al di là della retorica”.

Con la vittoria del sì al referendum “nascerebbe il PdR, il partito di Renzi. Tra i 2 e i 3 milioni di nostri elettori si sono silenziosamente scissi dal Pd, e il sentimento di estraneità crescerebbe. Di più non le so dire. Non ho né l’età né la volontà di fondare altri partiti”, dice, poi, Massimo D’Alema al ‘Corriere della sera’.

“Dopo il referendum ho intenzione di tornare ai miei studi brussellesi, quindi non mi occuperei di politica italiana”, aggiunge tra le altre cose l’ex premier che dice: “E’ Renzi che si è posto fuori dai valori del Pd. Eppure votò No anche lui nel 2005 contro la riforma Berlusconi che prevedeva abolizione del bicameralismo e riduzione dei parlamentari”.

D’Alema ragiona, tra l’altro, su una vittoria del no e delle scelte di Renzi: “Non credo che si debba dimettere” e “se restasse a Palazzo Chigi con più capacità di ascolto e meno arroganza potrebbe persino creare le condizioni per rilanciarsi”.